Nella suggestiva cornice della Loggia degli Abati all’interno di Palazzo Ducale a Genova, è in corso, sino al 10 ottobre prossimo, un’interessante esposizione fotografica che ripercorre per immagini il passato, la cronistoria e le usanze del nostro paese dal dopoguerra a oggi.
Oltre duecento fotografie di venti autori diversi, facenti parte dell’entourage storico della prestigiosa agenzia Magnum Photos, raccontano avvenimenti e fatti importanti, ma anche minimali che hanno catturato l’attenzione di fotografi internazionali.
La mostra, a cura di Walter Guadagnini e Arianna Visanti, si apre con un omaggio a Henri Cartier-Bresson e alla sua visione del nostro paese negli anni trenta del secolo scorso, per poi addentrarsi nel vivo del percorso con la documentazione di Robert Capa, che ha immortalato la distruzione e le condizioni di vita esistenti in tutto il paese subito dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Un resoconto che si dipana decennio dopo decennio prima con le foto di David Seymour che documentano il ritorno dei turisti stranieri, alla fine degli anni ’40, ad ammirare le bellezze del patrimonio artistico italiano, poi con le visioni degli anni cinquanta della Roma di Elliot Erwit, gli esordi degli stabilimenti di Cinecittà descritta da René Burri e la mostra di Picasso a Milano, negli scatti di Herbert List.
Magnum Photo, una cooperativa di artisti
La Magnum nasce a New York nel 1947 sulla terrazza del MoMA e vuol essere sin dai suoi esordi una cooperativa di autori fotografici che si tutelano vicendevolmente per quanto riguardi i diritti d’autore, la attendibilità e il rispetto per la creatività intrinseca delle fotografie prodotte. Cartier-Bresson, Capra, Seymour insieme ad altri, compaiono come soci fondatori dell’agenzia che assicura loro la possibilità di dare spazio alla libertà espressiva senza essere soggetti alle restrizioni e vessazioni del mercato giornalistico.
Meno noti, ma altrettanto importanti nel panorama della storia dell’agenzia, Tomas Hoepker, Bruno Barbey e Erich Lessing sono presenti nell’esposizione genovese con immagini riguardanti il nostro cammino negli anni sessanta: la partecipazione alle Olimpiadi di Roma di Cassius Clay, i funerali di Togliatti e gli allegri affollamenti in spiaggia durante il boom economico.
Con le celebrazioni religiose siciliane, le emozionati scene dai manicomi prima della legge Basaglia, e i reportage dal discusso referendum sul divorzio, Ferdinando Scianna, Raymond Depardon e Leonard Freed si inoltrano nel clima degli anni settanta; mentre Martin Parr e Patrick Zachmann ci restituiscono le atmosfere del decennio successivo.
Una carrellata nella memoria che fa rivivere episodi salienti di quella che è stata la crescita e il cambiamento della nostra nazione in più di mezzo secolo della sua storia. Il “come eravamo” e come il progresso ha trasformato non solo i costumi ma anche le percezioni e il modo di pensare.
Le discariche abusive di una cattiva coscienza sono qui rappresentate nei fotogrammi di Alex Majoli; la disumana guerra nell’ex Jugoslavia nei reportage di Peter Marlow e le brutalità del G8 genovese negli scatti di Thomas Dworzak, ancora una volta ci ricordano come anche il passato vicino, solo tre decenni or sono, abbia conosciuto nella emancipata Europa, ristagni di violenza e di insensibilità verso la natura e il prossimo.
In ultimo, nel rappresentare i primi decenni del nuovo millennio troviamo le fotografie di Paolo Pellegrin che testimoniano la grande emozione della folla in piazza San Pietro durante la veglia per la morte di Papa Giovanni Paolo II ed anche l’umanità disperata dei migranti che giungono sulle nostre coste su barconi fatiscenti.
Un altro omaggio conclude la mostra, questa volta riferito ai nostri grandi monumenti. Negli scatti di Mark Power troviamo piazza S. Marco a Venezia, il Duomo di Milano, la Basilica di San Petronio di Bologna, il museo del Cinema di Torino.
Non solo memorie dunque, ma istantanee di un mondo in evoluzione, create dal sapiente obbiettivo di grandi fotografi che amano e ci fanno amare il nostro paese, con le sue luci e ombre, contraddizioni e bellezze.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.