Carrozza 12 di Paolo Navi – Recensione

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Fonte foto: ©2020 Paolo Navi.

In Carrozza 12, Paolo Navi non ci va giù leggero: una tormenta di neve improvvisa, gli aerei da Monaco di Baviera non partono più. Giovanni ha un appuntamento importante per la cena di lavoro della moglie con i suoi capoccia bancari per i quali e con cui lavora e per la quale non si è neanche disturbata di accompagnarlo a prendere l’importante premio che gli è stato conferito, che se non è il Nobel poco ci manca.

L’autore sottolinea fin da subito che questa donna, Luisa, deve starci sulle balle, sin dall’inizio. E continua, oh, se continua.

Quindi variazione di programma: si viaggia in treno passando da Verona. In qualche modo il nostro protagonista alla cena ci deve essere, sennò chissà cosa gli avrebbe fatto passare la signora, altro che tormenta! Quindi il vagone di seconda classe, i compagni di viaggio, gli sguardi incuriositi per comprendere chi saranno, che faranno nella vita. Il gioco nel costruire una vita di fantasia per ognuno di loro. E poi la valanga, l’incidente ferroviario, i morti, tanti morti. Otto sopravvissuti, tra cui, ovviamente, Giovanni.

Ovviamente non c’è campo, presto arriveranno i soccorsi ma di sicuro non con la tempesta, dove gli elicotteri non possono neanche volare. E comunque ci vorrà un po’ prima di rendersi conto che il treno non sta rispettando le destinazioni. Le organizzazioni per la sopravvivenza, la decisione di rifugiarsi nel vicino bosco, che offrirà almeno parzialmente riparo dalla neve. E le parole, le antipatie, le simpatie. Chi sono i sette misteriosi compagni d’avventura dell’uomo (che lui continua a chiamare per soprannomi, non conoscendo minimamente le loro reali identità)? E chi è che li sta uccidendo tutti, uno a uno? Il colpevole è indubbiamente uno di loro, e piano piano si creano sospetti, paure, piccole alleanze, e infine certezze. Che tali comunque non sono.

Nel frattempo la cena sta andando bene, grazie. Luisa non sarà troppo arrabbiata per l’assenza di Giovanni.

Pensieri, pensieri, tanti pensieri.

Carrozza 12

Fonte foto: ©2020 Paolo Navi

Siamo sempre in balìa di chi ci capita accanto

Le persone pensi di conoscerle, però basta portare allo scoperto qualcosa che eccelle la normalità delle vicende (un premio grandioso cui tua moglie non vuole presenziare perché la sua carriera…no: la sua appartenenza a un certo mondo è più importante è sufficiente?) e tutto appare sbagliato. Storto. Incoerente.

Voglio dire, non ha presenziato al più grande successo della sua vita. Che vuoi che sia?

Servirà coraggio a Giovanni per uscire da quella situazione. Non, non quella dell’incidente, dell’assassino. L’altra. Quella di Luisa. Che poi anche l’incidente, gli assassini… in realtà tutto si era spento al momento della valanga, dove dell’impatto un colpo alla testa contro un bagaglio aveva mandato in coma il nostro amico. Rimarrà giorni in un letto di terapia intensiva di Innsbruck, in Austria. Incidente a parte, chiaramente, è stato tutto un sogno. Non ci sono stati omicidi, non c’è un assassino (un colpevole però sì). Giovanni è stato aiutato dai suoi stessi compagni di viaggio, ed è rimasto poi sempre all’interno della struttura nella quale Laura, che comunque aveva due importanti impegni di lavoro, si presenterà solo il giorno della sua dimissione, per chiedergli di raccontargli velocemente com’è andata e affinché lui potesse vederla trasformare la vicenda in maniera sempre più pomposa ogni volta che la raccontava ai colleghi al telefono durante il viaggio di ritorno. Nell’ultima comunicazione la scatola che l’ha colpito alla testa sarà pesata una tonnellata, rendendo anche difficile capire come Giovanni possa esser sopravvissuto, e lasciandoci osservare come lo stesso durante tutto questo pompaggio dormisse o fingesse di dormire. E intanto i pensieri si accumulavano.

Guardiamo le persone e crediamo di conoscerle

Però a volte il mondo all’improvviso si capovolge e tutto diventa sbagliato, cattivo, irreale. Serve che qualcosa si rompa per poter rimettere tutto a posto.

Poi, pian piano, il rumore di fondo della sua voce ha spezzato il silenzio che le mie orecchie stavano conquistando, cominciando a girare intorno al tema che io volutamente avevo evitato. La cena. Sapevo che non vedeva l’ora che le domandassi qualcosa e in un paio di occasioni mi aveva anche lanciato un gancio, ma io l’avevo lasciato penzolare. Quando alla fine non ce l’ha fatta più, allora è partita. «Non mi chiedi niente della cena?» Apriti cielo! Un profluvio di resoconti dettagliati si è abbattuto su di me. La tavola bellissima, il camino acceso, il cibo buonissimo, gli ospiti incantati, la conversazione brillante, la moglie del Vicepresidente simpaticissima, i risultati della banca entusiasmanti e poi ancora, e poi ancora, e poi ancora. Due parole per l’insostituibile Amparo (la governante, n.d.r.) e alla fine, semplicemente: «Peccato che tu non ci sia stato!» Amen.

Avrete ormai capito che la reale storia che il libro racconta è quella tra questi due. Che è anche inutile stare a dire come finisce, in fondo, dato che era già finita sin dalla prima pagina del libro.

La dolce, gentile, elegante e assente Luisa.

In conclusione

Un libro tranquillo, che si legge in una serata e scorre via leggero, scritto in uno stile diretto che cattura e non annoia. Non eccezionale, ma sicuramente un buon intrattenimento per qualche ora tranquilla. Paolo Navi, l’autore di questa interessante via di mezzo tra Assassinio sull’Orient Express e Dieci piccoli indiani (Paolo deve essere un appassionato di Agatha Christie), vive in Portogallo, dove si è occupato di banche e finanza e, successivamente, di startup (stai a vedere che Laura è qualcuna che Paolo conosce). Questo è il suo secondo romanzo: il primo fu Il segreto di George, del 2019, ambientato a Boston, seguito poi nel 2021 da Cattive compagnie, in quel di Firenze.


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