Goethe, due secoli di risonanza letteraria

Goethe, due secoli di risonanza letteraria


Poliedrico è il primo aggettivo che mi viene in mente per cominciare a caratterizzare Johann Wolfgang Von Goethe. I suoi interessi, infatti, spaziarono dalla letteratura alla filosofia, alla scienza, al diritto, all’arte, alla botanica e persino all’ottica.

Insaziabile la sua voglia di conoscere, capire, spaziare nella mente e nell’anima delle cose. Ricorre il 28 agosto l’anniversario della sua nascita, avvenuta oltre due secoli fa, e noi di Hermes accogliamo l’occasione per ricordarlo nel giorno del suo compleanno, perché di certe figure storiche l’eco non si esaurisce mai.

Un po’ di storia

Era dunque il 1749 e Francoforte diventava la sua città natale. La sua famiglia, borghese, ebbe un ruolo determinante nella sua formazione. La personalità che acquisì, infatti, fu segnata profondamente dalle due figure genitoriali: il padre trasmise al figlio meticolosità e la madre, giovane e giocosa, insegnò al figlio a rapportarsi con la vita in maniera serena e a rispettare un comportamento pregno di una calibrata religiosità.

Primi accenni del suo sentire

È da qui che parte, probabilmente, la sua convinzione che gli aspetti più profondi della realtà non siano accessibili solamente attraverso la ragione, come pensavano gli Illuministi, ma anche con il ricorso al sentimento e all’intuizione.

Inoltre, è sempre da qui che parte il suo interesse principale nella vita: la Natura, vista come un tutt’uno con Dio, la Natura come luogo in cui riconoscere la forza divina, la vita che nasce e si trasforma, non nel caos, ma secondo un equilibrio evolutivo armonioso in cui l’uomo deve ben bilanciare sensibilità e ragione, impulso istintivo e volontà intellettuale.

Le relazioni e i viaggi

Crebbe e divenne un uomo socievole e gioviale, dinamico, instancabile nella curiosità di esplorare la vita e la sua ricchezza. Ebbe un bel ventaglio di relazioni e amori, considerando che per lui il fascino era una calamita. Gli piaceva chi ne possedeva e allo stesso modo, voleva possederne e si adoperava per imparare ad accrescerlo.

Fiore all’occhiello di chi ha fascino è la cultura. La sua voglia di apprendere, di confrontarsi, di esprimersi erano in continuo fermento: sin dall’adolescenza, anni in cui compose precocemente dialoghi in latino, imparò le lingue e frequentò il teatro francese.

Una curiosità

Un aneddoto forse sconosciuto ai più, che ho scovato in rete, è che aveva una strana abitudine. Strana, è vero, ma io l’ho trovata significativa per una mente che arde, che cresce, che si consuma e rinasce a nuova vita. Ogni mattina, dunque, lui iniziava la giornata accendendo una fiamma con una lente d’ingrandimento, catturando il primo raggio di sole del giorno, su di un altare posto su dei blocchi di minerali. Lo vedete anche voi il fortissimo simbolismo?

Ma solo per accorgermi che non ci è dato di sapere,

al mondo, nulla di nulla.

E quasi mi si strugge, ardendo il cuore.

La voglia di cultura

La cultura si accresce, oltre che sui libri, anche con il viaggiare che offre mille spunti di crescita negli incontri che si fanno in giro per il mondo. Da Lipsia a Strasburgo, studiò giurisprudenza e non gli bastò, così, l’incontro con il filosofo Herder fu determinante per il suo approccio allo studio di Shakespeare, dell’arte gotica medievale e della poesia popolare.

Il successo arrivò travolgente nel 1774 quando compose di getto il romanzo epistolare I dolori del giovane Werther. In pochi mesi Goethe divenne il poeta più amato dai giovani tedeschi.

La trama in breve

Il romanzo narra la storia del giovane Werther che attraverso un rapporto epistolare con l’amico Guglielmo, sfoga i suoi sentimenti per un amore impossibile verso una ragazza promessa sposa ad un altro. La sua frustrazione, il suo dolore, la sua rabbia e la folle gelosia culminano in un gesto estremo: il suicidio. Quest’opera influenzerà molto la stesura de Le Ultime lettere di Jacopo Ortis, di Ugo Foscolo.

La portata del messaggio

Cosa spinse Goethe a scrivere di un tormento in modo così esasperante? È una domanda alla quale è d’obbligo rispondere per inquadrare l’opera nella sua grandezza. La risposta è complessa: l’opera è in parte autobiografica e rispecchia il tormento che l’autore ha patito, ma non è un’apologia del dolore o dell’amore impossibile, quanto piuttosto una denuncia sull’inutilità del vivere nella sofferenza un sentimento che invece, per antonomasia, deve essere gioia.

Inoltre, il messaggio dello scrittore va colto più che nella capacità di amare una donna, quanto nel desiderio di rifugiarsi nell’idea stessa dell’essere innamorati. Ancora: l’amore irrealizzato di Werther è la metafora del senso d’esclusione e dello sradicamento dell’intellettuale Goethe dalla classe borghese a cui apparteneva. Infatti il protagonista incarna i valori del giovane genio passionale, insofferente delle convenzioni sociali e delle idee correnti.

Il dramma di Werther è dunque una denuncia, una critica e una fotografia dell’ingenuità del giovane Goethe, e al tempo stesso dei limiti etici e intellettuali delle classi medio-alte dell’epoca.

“Tutti possono sapere quello che io so…, ma il mio cuore, lo possiedo io solo.”

 

Il viaggio in Italia

In quegli stessi anni compose la prima stesura del Faust, che poi sarà un’opera importantissima che lo accompagnerà, per le mille revisioni e modifiche, fino alla fine della sua vita.

Giovanissimo, a 26 anni, divenne precettore del duca di Weimar, e qui cominciò a modificare radicalmente il suo atteggiamento verso la vita. Da irrequieto ed effervescente, cominciò a pacare i suoi slanci, a ridursi a una riflessione più matura di ciò che lo circondava.

La svolta più significativa, però, fu promossa dal viaggio in Italia (di cui vi offriamo un racconto nel video in calce al paragrafo) dove si dedicò allo studio dell’architettura, dell’arte, della letteratura della Grecia e di Roma e del Romanticismo.

Nella terra del sole e dell’equilibrio delle forme, Goethe trasformò le sue produzioni artistiche in maniera più intimamente sentimentale, avvicinandosi al classicismo anche se queste non furono così apprezzate come le precedenti.

In questi anni, tuttavia, scrisse molti romanzi come Gli anni di apprendistato di Wilhelm Mister, Le affinità elettive, Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Mister e molti lavori scientifici. Nel 1808 diede in stampa la versione definitiva di Faust e nel 1831, anno della sua morte, produsse una seconda parte dello stesso. Scrisse infine un’autobiografiaPoesia e Verità.

Morì a 83 anni e pose le basi per quel grande movimento che fu il Romanticismo.