La giostra dei pellicani di Ernesto Berretti è uscito il 14 dicembre 2022 edito da Watson. È la storia della famiglia Nucella dal 1946 al 2012, iniziata a Burgio, in provincia di Agrigento, spostatasi poi in Calabria e con colpo di scena finale alla foce del Mignone in provincia di Viterbo.
Fonte foto: watsonedizioni.it
Ernesto Berretti
L’autore si definisce nel seguente modo sulla sua pagina Facebook:
“Papà, marito, amico, fratello, figlio, zio, autore, coach, capo, collega, stronzo. A ognuno il suo.”
Resta poco da aggiungere se non che è nato nel 1968 a Catania ed oggi vive e lavora a Civitavecchia nel Servizio Navale della Guardia di Finanza. Gli piacciono le storie vere e nei suoi libri mette molto di sé. Nel suo romanzo d’esordio, Non ne sapevo niente, uscito nel 2018 con Oltre Edizioni di Sestri Levante, riesce, dopo 25 anni, a raccontare della missione, con il Nucleo UEO Danubio in Romania, durante la guerra nell’ex Jugoslavia. Nel pubblicare quel libro voleva invogliare la società a, prima di tutto, conoscere e non nascondersi dietro pregiudizi.
Oggi esce con La giostra dei pellicani che non è il solito libro sulla mafia.
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Antefatti
La storia narrata ne La giostra dei pellicani ha le radici in Sicilia, che è troppo facile definire terra di mafia e di omertà.
Bisogna cercare di capire, però, perché la mafia ha trovato terreno fertile e perché in tanti hanno preferito chiudersi dietro il classico “nenti sacciu”. E l’autore cerca di spiegarlo attraverso i comportamenti dei personaggi di questo libro.
La gente normale, che vive del proprio lavoro, che non ha nulla a che spartire con la mafia ha comunque paura. Una paura che io, vissuta in un contesto evidentemente molto diverso, ho fatto davvero fatica a comprendere.
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Omertà
È stato difficile capire il motivo per cui Angelo Nucella, capostazione di Burgio, trovandosi per caso ad assistere all’uccisione accidentale della cognata non si ferma a prestarle soccorso ma corre a casa tenendo la testa ostinatamente volta avanti a sé. Che nessuno possa dire di averlo nemmeno visto guardare in quella direzione. Vuole evitare di essere chiamato a testimoniare perché la mafia non perdona i testimoni. E rivolgersi alla polizia è fuori discussione perché si sa:
“Che tanto, se stai con quelli, gli altri t’ammazzano; se stai con gli altri quelli t’arrestano! Per questo è meglio diventare e restare invisibile!”
Fonte foto: watsonedizioni.it
La fuga
La famiglia Nucella ha quattro figli e, dal giorno in cui il padre ha assistito a quel delitto, sta vivendo nella paura. Decidono così di trasferirsi in Calabria, a Settecardi, sull’Aspromonte. Ma se non c’è la mafia, c’è la ‘ndrangheta, i cui tentacoli si insinuano in modi diversi e devastanti nella famiglia. E qui c’è la storia di Littorina, il figlio minore, che sceglierà il silenzio a scapito della sua stessa vita per proteggere la famiglia. La sua vita, dopo un evento, l’omicidio di un sindacalista e due carabinieri, simile a quello accaduto al padre dodici anni prima, viene drammaticamente stravolta e non è nemmeno più definibile vita. Prima la latitanza in compagnia di un vecchio pastore e poi la galera con fine pena mai, senza nessuna colpa. Nel comportamento del padre prima e dei fratelli Pino e Duccio, che è quello che pagherà il prezzo più alto, poi si vede come di fronte al pericolo corso dai propri cari ci sia la volontà e la forza di sacrificare sé stessi senza alcun moto di ribellione, proprio come fanno i pellicani:
“Quivi si cava il pellican dal petto il sangue, e rende la vita a’ suoi figli”.
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La cronaca
Biagio Munzone è un giornalista alle prime armi ma vuole scrivere come si sono svolti realmente i fatti. Si mescola alla gente, raccoglie frasi mezze sussurrate e osserva. Si avvicina talmente tanto alla verità da far tremare il terreno sotto ai piedi al capobastone. Il giornale e il giornalista ricevono minacce e Biagio se ne va da una terra nella quale non può svolgere il suo lavoro senza rischiare la pelle. Non si spegnerà mai, però, il desiderio di far luce su quella storia. In lui è chiaramente ravvisabile l’autore e la sua voglia di narrare quei fatti e quei luoghi.
Fonte foto: il giornaledellebuonenotizie.it
A volte ritornano
Sono passati circa quarant’anni quando Biagio riceve una lettera anonima, a firma Un Pellicano, che lo informa che l’assassino del sindacalista è ancora in libertà e che, quindi, in galera, c’è un innocente. Munzone riprende in mano i suoi vecchi appunti, torna al paese, parla con il parroco, un novello don Abbondio, e smuove le acque. Finalmente don Nicola decide di smettere di guardare altrove e cerca il modo per far emergere tutta la verità. L’innocente uscirà dal carcere e potrà raccontare la sua storia dalla quale nascerà questo libro. Un libro davvero coinvolgente e che permette, a chi ne è fuori, di conoscere una realtà così strutturata e chiusa da sembrare davvero frutto della fantasia dello scrittore. Questo non significa, però, che la storia finisca con tutti che vivono felici e contenti.
Fonte foto: animalivolanti.it
È talmente ben scritto questo libro che risultano piacevoli anche le parti in dialetto. Ma la cosa davvero stupenda di questa narrazione è il modo in cui viene raccontato il timore reverenziale del capobastone della ‘ndrina che per tutta la sua vita tremò al cospetto dell’ira della moglie di fronte al pavimento sporco. Tanto che anche da vedovo si preoccupava di pulire subito le impronte lasciate dai suoi sottoposti nel timore che lei potesse punirlo anche dall’aldilà.
Consiglio davvero tanto la lettura di questa bella storia.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.