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Si dice scordare o dimenticare? Qua vi voglio.
Benvenuti nell’italiano corretto!
Io non so come sia gestita oggi questa cosa. Davvero, non riesco a farmene un’idea. Potrei andarlo a chiedere a qualche collega docente di elementari e medie, ma rimarrebbe comunque un’opinione di singoli, fondamentalmente legato alla cultura dei soggetti interrogati.
Quello che posso dire per certo è che ai miei tempi se dicevi che ti eri scordato erano dolori.
Sono le chitarre che si scordano!
Ed ecco, questo era il sunto. Tu sei una persona, quindi ti sei dimenticato. Sono le chitarre che si scordano.
Vi lascio una riga
anche un’altra, va’
per riflettere su questa cosa. Il fatto che tali affermazioni provenissero da docenti non solo di grammatica italiana ma anche di latino mi sconcerta ancora oggi.
Mi piace sottolineare che è probabilmente questo il punto che ha spinto il sottoscritto a imparare a giocare con le parole. capire cosa è corretto, cosa meno, cosa no, cosa no ma si può accettare, cosa sì, sì, sì.
Ve lo dico subito: scordare è quasi più corretto di dimenticare. La prima attestazione è del XII secolo:
Pi quisto Deu li foi adirato,
e d’emperiu loro foi caczato,
ka lo Soo nome àbbero scordatu
mentre l’attestazione di dimenticare è di almeno un secolo dopo.
Persino la Crusca
Persino la crusca è intervenuta più volte a segnalare la correttezza di scordare. Eppure no, niente, per certa gente non va, non funziona, non c’è. Alcuni continueranno a dire che scordare è sbagliato e che l’unica espressione corretta è dimenticare. Un po’ come per quelli che insistono a dire il pneumatico, lode all’ignoranza.
Dimenticare
Partiamo da più semplice. Dimenticare viene dal tardo latino dementicāre, uscire di mente, che già di per sé la dice lunga sul significato: una cosa che esce dalla mente non è più nella mente, è lontana dai pensieri. L’espressione a sua volta deriva da dimentīre, perdere il senno, composto sempre dal suffisso privativo dē- e mens, mente.
Scordare
Scordare si inserisce nell’etimologia italiana come contrario di ricordare (con la semplice sostituzione del prefisso con la S- privativa), che dal latino recordari significa letteralmente serbare nel cuore, come riconfigurazione del prefisso re- che indica un movimento al contrario e quindi di rimettere nel cuore, come senso contrario di qualcosa che dallo stesso se n’era andato, sprofondato nell’oblio del viver quotidiano.
È tuttavia bene precisare che in questo contesto è inteso il valore di cuore in senso classico, come sede della memoria e dell’intelletto.
In tal senso è pertanto chiaro che dimenticare e scordare avrebbero lo stesso significato: quello di togliere dalla memoria, dal ricordo (parola che ha la stessa identica origine), dai pensieri.
Due sensi diversi
Quindi scordare e dimenticare hanno lo stesso significato? Dipende dalla configurazione con cui vogliamo esprimerci. In senso classico, ancora nella traduzione della Historia naturale di Plinio, a opera di Lodovico Domenichi (1561),
Uno, percosso da una pietra, si scordò solamente le lettere; un altro, essendo caduto da un altissimo tetto, si dimenticò la madre et i parenti suoi
notiamo che scordare viene usato con il senso di togliere dalla memoria (quello che oggi definiremmo mi è passato di mente) mentre dimenticare con il significato di togliere dai pensieri (inteso come non penso più a quella persona che comunque mi fu cara). L’esatto contrario del senso moderno, dove allochiamo il ragionamento mnemonico alla mente e i sentimenti al cuore (che pure è sbagliato in senso anatomico).
Il senso moderno
Fermo restando, quindi, che l’uso dei due termini è quasi identico (e il senso romantico che gli si vuol conferire giustifica tranquillamente l’una o l’altra scelta), nel senso moderno avrebbe più senso l’uso di dimenticare come togliere dalla mente (oggetti, informazioni, situazioni, appuntamenti) e scordare come togliere dal cuore (persone care, sentimenti. Eppur mi son scordato di te).
Laureato in Belle Arti, grafico qualificato specializzato in DTP e impaginazione editoriale; illustratore, pubblicitario, esperto di stampa, editoria, storia dell’arte, storia del cinema, storia del fumetto e di arti multimediali, e libero formatore. Scrittore e autore di fumetti, editor, redattore web dal 2001, ha collaborato e pubblicato con Lo spazio Bianco, L’Insonne, Ayaaak!, Zapping e svariate testate locali.