Audrey Hepburn. Icona senza tempo a trentun’anni dalla morte

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Audrey Hepburn è stata una celebre attrice di origine anglo-olandese, vincitrice di un premio oscar, nel 1954, per il film Roman Holiday. A trent’anni dalla sua morte, avvenuta a Tolochenaz il 20 gennaio 1993, il suo fascino è rimasto intatto, a conferma che Audrey Hepburn è un’icona senza tempo.

Ripercorriamo la storia della sua carriera, cominciata inaspettatamente a teatro per poi passare al cinema, alla luce di tre film che l’hanno consacrata a diva eterna.

Audrey Hepburn

Fonte foto: elle.com

L’esordio a Hollywood con “Vacanze romane”

Audrey Kathleen Ruston era una giovane sconosciuta quando superò i provini per la parte della principessa Anna, protagonista del film Roman holiday di William Wyler. All’epoca, infatti, il suo breve curriculum includeva qualche particina in produzioni britanniche (Audrey abitava a Londra, dove si era spostata in tenera età per tentare la carriera di ballerina).

Ciononostante, i produttori della Paramount Pictures e il regista William Wyler si convinsero ad affidarle la parte della protagonista, tanto da far apparire il suo nome accanto a quello di Gregory Peck nei cartelloni pubblicitari.

Larga parte del film fu girata nella capitale italiana, dove all’epoca c’erano gli studi di Cinecittà, ribattezzata la Hollywood sul Tevere per il suo forte grado attrattivo da parte dello star system americano.

Quella giovane attrice attirava gli sguardi di tutti, soprattutto per il taglio di capelli corti che, unito al suo fisico esile, la rese inconfondibile tra le attrici “maggiorate” degli anni Cinquanta.

Il successo di Vacanze romane fu tale che Audrey Hepburn vinse il premio oscar alla migliore attrice protagonista, battendo altre dive hollywoodiane come Leslie Caron, Ava Gardner, Deborah Kerr e Maggie McNamara.

Audrey Hepburn

Audrey Hepburn con il suo premio oscar accanto a Jean Hersholt
Fonte foto: oscars.org

La notorietà arriva con “Colazione da Tiffany”

Gli anni Cinquanta furono una decade molto fortunata per la giovane attrice, che ormai lavorava in modo fisso a Hollywood accanto ai più grandi attori dell’epoca e diretta dai più importanti registi.

Tra i film più famosi di quel periodo, lodati anche dalla critica, ci sono Sabrina, regia di Billy Wilder (1954), Cenerentola a Parigi, regia di Stanley Donen (1957), dove recitò con il ballerino Fred Astaire e La storia di una monaca, regia di Fred Zinnemann (1959).

Negli anni Sessanta, poi, Audrey Hepburn esordì nel western con il film Gli inesorabili, diretta da John Huston, ma fu con Breakfast At Tiffany’s che ottenne la definitiva consacrazione.

Audrey Hepburn

Audrey Hepburn sul set di Colazione da Tiffany, 1960
Fonte Foto: Pinterest

Blake Edwards diresse il film per conto della Paramount, che pensava di affidare la parte ad Elizabeth Taylor. Mel Ferrer, all’epoca marito di Audrey Hepburn, tentò di impedire alla moglie di prendervi parte per la natura controversa del personaggio principale, Holly Golightly.

Truman Capote, autore dell’omonimo romanzo da cui fu tratto il film, non voleva nessuna delle due attrici per la parte della protagonista, in quanto aveva sempre pensato di affidarla all’amica di lunga data Marilyn Monroe.

Ciononostante, Audrey accettò la parte, che venne modificata per rendere la storia più accattivante agli occhi del grande pubblico. Il successo fu tuttavia immediato, tanto da rendere Audrey l’attrice più pagata di quella stagione cinematografica.

Complice della sua notorietà anche la scelta di affidare il guardaroba allo stilista francese Hubert de Givenchy, legato all’attrice da un rapporto durato diversi anni.

Due anziani Audrey Hepburn e Hubert de Givenchy
Fonte foto: elle.com

L’ultimo grande capolavoro. “My fair lady”

Durante gli anni Sessanta l’attrice prese parte a commedie, molte delle quali romantiche, esordendo anche nel musical con l’adattamento cinematografico del dramma teatrale di George Bernard Shaw “Pigmalione”.

Audrey Hepburn interpretò infatti il ruolo della fioraia Eliza Doolittle nel film diretto da George Cuckor del 1964, rubando la parte a Julie Andrews che la interpretò a teatro. Il protagonista maschile restò invece Rex Harrison.

Il musical richiese ad Audrey una grande capacità di adattamento, non solo perché dovette prendere lezioni di canto ma anche perché dovette esprimersi in un accento diverso da quello a cui era abituata. La produzione inoltre fu travagliata, perché l’attrice – che nel frattempo era già divenuta mamma di Sean Ferrer – scoprì per puro caso di essere stata ridoppiata nei numeri canori.

“My fair lady” ottenne comunque un grande successo; addirittura nel 1998, l’American Film Institute l’aveva inserito al novantunesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.

La critica lodò le abilità recitative di Audrey Hepburn, che intraprese in questo film un’evoluzione simile a quella di Sabrina dell’omonimo film di una decade anteriore. Da povera, cioè, si trasformò in una donna incantevole e piena di classe, proprio come lo fu lei stessa nella vita privata.


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