Ron - Un Amico Fuori Programma

“Ron – Un Amico Fuori Programma”, il nuovo film d’animazione targato Disney/20th Century Fox

Dal 21 ottobre al cinema un nuovo, divertente film d’animazione, “Ron – Un Amico Fuori Programma”. Uno di quei film che potrebbero tranquillamente essere Disney, visto lo stile e alcune reminiscenze che fanno pensare a Big Hero 6” e il capolavoro Pixar “Wall-E”. Uno di quei film che di base è Disney pur non essendolo, visto che ormai 20th Century Fox è stata acquistata dal colosso del buon vecchio Walt.

Ron – Un Amico Fuori Programma” diretto e scritto da Sarah Smith in collaborazione con Peter Baynham – binomio che ci aveva già regalato, diversi anni fa, l’esilarante Il Figlio di Babbo Natale(2011) – si avvale di un cast “vocale” di eccezione nella versione originale, da Jack Dylan Grazer, l’Alberto di “Luca” a Olivia Colman di The Crown.

Ron - Un Amico Fuori Programma

fonte immagine: LegaNerd.com

La trama di “Ron – Un Amico Fuori Programma”

Barney (Jack Dylan Grazer), il protagonista, è il figlio di poveri immigrati bulgari che abitano una piccola città americana. Suo padre, Graham (Ed Helms), vedovo intristito, si guadagna da vivere vendendo novità a poco prezzo online, mentre l’altro componente del suo nucleo familiare, l’imponente nonna Donka (Olivia Colman), è una sbrigativa vecchietta scappata negli States per fuggire al regime comunista del suo paese di origine.

Se non bastassero a farlo sentire fuori posto l’essere figlio di immigrati, l’essere povero, l’essere orfano, l’avere un padre nerd-ma-non-troppo (leggi non al punto da diventare cool) e una nonna che è un donnone che volentieri si darebbe all’allevamento di capre e galline, Barney è anche gracilino, asmatico, ma, soprattutto, l’unico della sua scuola, e forse della sua età, a non avere ancora un B-bot. Che è l’equivalente di uno smartphone ultima generazione mixato con un “migliore amico”, cioè il nuovo imperdibile aggeggio elettronico must-have di questo mondo prossimo venturo in cui tutti i ragazzini hanno un best friend digitale dalla forma vagamente somigliante a quella di un grosso uovo. Il B-Bot li segue dappertutto, li connette coi social media, registra video, gioca con loro, conosce i loro gusti e hobby, è quindi personalizzato secondo il suo proprietario.

Vedendolo triste e sempre più solo, visto che tutti i suoi compagni sono completamente assorbiti dal robottino, il papà e la nonna di Barney decidono di regalargli per il compleanno un B-Bot anche per lui. Ma l’unico che possono permettersi è un B-Bot caduto dal camion e quindi danneggiato, non completamente programmato, insomma diverso quanto diverso e atipico è sempre stato Barney.

Col suo essere fuori dagli standard – e non rispondere ai diktat dei suoi creatori, che col pretesto di aiutare i ragazzi a socializzare vogliono, ovviamente, solo renderli fedeli consumatori – Ron, il B-Bot fuori fase, è più umano di molti dei coetanei “umani” di Barney e riesce ad aiutarli tutti a comprendere, lui amico virtuale, il vero senso dell’amicizia “reale”.

Una “meta”- critica, neanche troppo velata, unita a momenti di puro divertimento da commedia slapstick

Non è sicuramente complicato vedere dietro la forma di Ron, che ricorda vagamente i vecchi Macintosh, e le sue funzionalità, praticamente una parafrasi filmica di tutte quelle illustrate recentemente da Zuckerberg nel video di presentazione della sua nuova creatura, Meta, una volontà di critica verso questi multimilionari tecnologici che da pseudo-benefattori dell’umanità si sono rivelati più biechi e senza scrupoli dei loro predecessori. Così come non è necessaria un’attenta analisi per rendersi conto che questo futuro prossimo venturo in cui i ragazzini sono completamente assorbiti dal loro device tecnologico e dalle loro amicizie virtuali è già il nostro presente.

Nonostante queste premesse, la critica rimane semplicemente abbozzata, e anche se non manca l’happy ending moralizzante, “Ron – Un Amico Fuori Programma” non arriva alla condanna tout court del virtuale per il reale. Ci si mantiene su un salomonico status quo, in cui social media & co. non possono essere completamente sostituiti da un ritorno a valori più sani e concreti, ma piuttosto va trovata la celeberrima “mezza misura”, il compromesso tra uso e abuso, tra accettazione del nuovo ed eccesso.

Il tutto, ovviamente, parla in particolare al pubblico adulto: per i bambini, basteranno le buffe storpiature di Ron, il suo essere maldestro, il suo candore un po’ naïf per fare il pieno di risate e di soddisfazione. E anche per ricordare loro che, pur se diversi, pur se un po’ sfortunati, pur se un po’ “strani”, alla fine ad accettarsi e ad essere sé stessi si guadagna sempre. Trovando amici veri e, in questo caso, veri amici anche se virtuali.