Borgo Borzellino: la casa dei fantasmi in Sicilia

 

Fonte foto: Palermo Today

Borgo Borzellino è la casa dei fantasmi in Sicilia.

Hermes Magazine vi ha portato spesso alla scoperta dei borghi fantasma, spaziando dal nord  al sud dell’Italia, perché convinta dell’irresistibile attrazione che questi hanno sulla nostra curiosità.

È noto che all’uomo basti anche solo una foto per avvertire un brivido.

La copertina del nostro articolo di oggi può farne percepire di forti. Provate a guardarla per qualche secondo e poi sentirete la vostra pelle incresparsi.

Ogni crepa, ogni cespuglio nato selvatico e impertinente, ogni angolo buio, ogni finestra sgangherata o porta corrosa da ruggine e sole parla la lingua del mistero e subito la fantasia spalanca le porte a presenze spettrali che, si sa, nell’immaginario, si nascondono nei luoghi abbandonati.

Camere vuote e pareti scrostate, corridoi lunghi di echi e ombre, cigolii, fruscii e crepitii, nella mente diventano voci e respiri di spiriti vagabondi, maledetti, condannati alle tenebre.

Le parole possono catturare, incuriosire e raccontare storie surreali, ma il video che abbiamo trovato in rete e che vi proponiamo in calce all’articolo, è molto più suggestivo. Ci porta proprio lì, così come la foto di copertina, e sembra davvero, guardandolo, di udire ululare gli spettri mentre si aggirano rabbiosi in quelle case desolate.

Nessun uomo, dunque, abita lì. Nessun bambino gioca nei cortili. Non c’è suono di vita umana a Borgo Borzellino. 

Siamo in Sicilia, in provincia di Palermo, vicino Monreale durante gli anni della seconda guerra mondiale.

Un po’ di storia

Questo borgo fu ideato da Giuseppe Caronia e Giovanni Puleio aggiungendosi agli altri otto borghi, tra cui Borgo Ventimiglia, Borgo Guttaduro, Borgo Callea, Borgo Bassi e Borgo Caracciolo già costruiti tra il 1940 e il 1941. Ma quella di Borgo Borzellino  non fu mai conclusa a causa dello sbarco degli Alleati nel 1943.

Borgo Borzellino, nella mente dei suoi progettisti, doveva essere un borgo per ceti di classe elevata, dotato di tutte le comodità, i servizi e gli accessori necessari a renderlo il punto di riferimento della zona.

Ma i cambiamenti che in quel periodo si succedevano veloci, rivelarono ben presto l’inadeguatezza del progetto e l’abitato fu presto abbandonato a se stesso e all’impietoso passo del tempo.

Borgo Borzellino oggi

Oggi si presenta con appena sei fabbricati, il municipio, una scuola, la caserma dei carabinieri, l’Ufficio Postale, una trattoria, gli alloggi e le botteghe artigiane. Manca la chiesa e questo dettaglio suggerisce, con un velo di superstizione, che il territorio sconsacrato, fosse predestinato ad  essere lasciato in pasto agli spettri.

Borgo Borzellino ha in sè una particolare convivenza. Accanto al silenzio della campagna che la circonda, che allaga i vicoli, la piazza e gli edifici, c’è anche il rumore frenetico della civilizzazione dell’era moderna. Il borgo sorge, infatti, a ridosso della SS624, molto trafficata.

È come se i fantasmi esiliati in quelle mura avessero a portata di mano una via di fuga, come se potesse, la vita, tornare a pulsare tra quelle mura, così vicina da poterla quasi toccare, ma così veloce e indaffarata da essere inafferrabile.

E forse l’uomo ha udito questo desiderio ed è notizia del 2019 che la Regione Sicilia abbia stanziato ben cinque milioni e cinquecentomila euro per il recupero di Borgo Borzellino.

Interventi importanti

Tre in tutto i borghi siciliani che torneranno a vivere grazie ai finanziamenti, coperti dalle risorse che provengono da un fondo speciale istituito dall’assessorato regionale ai Beni culturali. Circa quattordici milioni di euro la cifra totale che servirà per riqualificare e valorizzare anche il Borgo Lupo, in provincia di Catania, e il Borgo Bonsignore, nell’Agrigentino.

 “Con questa iniziativa – ha affermato il presidente della Regione – raggiungiamo due obiettivi: anzitutto, il recupero di uno straordinario patrimonio di architettura rurale appartenente alla storia contadina della nostra Isola e che rischia di scomparire del tutto; e la restituzione a territori poveri dell’entroterra di tre strutture da destinare ad attività compatibili col contesto, a cominciare dall’agriturismo o dal turismo rurale.”

Egli asserisce ancora: “I Borghi furono elementi centrali di un processo di trasformazione del mondo agricolo e oggi, per la loro ubicazione, per la loro concezione urbanistica e per le loro architetture, rappresentano una testimonianza storica e culturale unica.”

Conclude con una sottolineatura importante: “Insomma, i lavori che abbiamo finanziato mirano a riqualificare e valorizzare queste aree rendendole disponibili ad ospitare strutture e iniziative che possano rivitalizzare e promuovere il territorio attraverso la creazione di centri per la conoscenza, la sperimentazione e la divulgazione di antiche lavorazioni e tradizioni contadine, associate a servizi di fruizione turistico-culturale. Il tutto  con un’attenzione particolare alla sostenibilità e all’ambiente”.