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Guidando per le colline e i vigneti in Oltrepò Pavese si incontra Fortunago. Il suo nome, di origini celtiche, significa letteralmente “casa presso un’acqua”, per via della presenza di una fonte d’acqua. Alcuni, però, sostengono che sia dedicato a Fortuna, una Dea pagana.
Piccolo comune della provincia di Pavia, fa parte dei borghi più belli dell’Italia settentrionale. Vi suggerisco di non farvelo mancare, nel caso in cui doveste trovarvi da quelle parti. Si trova esattamente tra la valle dell’Ardivestra e il torrente Coppa. Situato a 483 m.s.l.m., arrivando lì non potrete fare altro che perdervi a guardare il meraviglioso e suggestivo panorama. Per poi ritrovarvi tra strade caratteristiche, panchine di legno, murature di pietra, case di sasso e verde pubblico particolarmente curato.
Vi sembrerà proprio di passeggiare per le vie di un mondo antico, come se le sue origini appartenenti al III secolo a.C. fossero rimaste intatte. Il tutto reso ancor più piacevole dall’assenza del traffico che decisamente non guasta per godersi un po’ di pace e tranquillità. Potrete poi dissetarvi facilmente, grazie alla presenza delle fontanelle che forniscono acqua fresca che viene regolarmente controllata.
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Oltre al paesaggio caratteristico, potrete visitare la chiesa di San Giorgio, risalente al 1341. Sotto ad essa si trovano i resti del bellissimo castello di Stefanago, costruito nel ‘400. Immancabile inoltre la torre, resto dell’antica rocca, e anche l’Oratorio fondato nel XVII secolo. Vi consiglio, inoltre, di visitare il Parco Locale: vi ritroverete a passeggiare in mezzo alla natura, tra i meravigliosi alberi autoctoni dell’Appennino.
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Curiosità
Se vi trovate in questa zona non potete proprio farvi mancare le specialità che troverete in tavola. Tra queste, il salame di Varzi D.O.P.
Se poi vi doveste trovare a Fortunago a fine luglio, dovete sapere che proprio qui si celebra la sagra della schita, un piatto tipico locale.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.