Buon compleanno Francesco Guccini

Oggi Francesco Guccini compie 83 anni. Per parlare del termine cantautore in Italia si possono utilizzare molti sinonimi, citando direttamente i nomi degli artisti che hanno segnato e segnano tutt’ora le nostre vite grazie alla loro poesia e capacitò di lettura della società: Battisti, De Andrè, Dalla, De Gregori, Gaetano, Guccini.

In occasione del compleanno di un pezzo di storia della musica italiana, parliamo di quest’ultimo artista dall’aspetto sempre burbero, ma dai contenuti artistici senza eguali per profondità, senso critico e conoscenza del contesto politico. Ne ripercorriamo le note biografiche e le espressioni artistiche qui di seguito.

Note sull’infanzia

Francesco Guccini nasce a Modena il 14 giugno 1940, ma a causa della guerra trascorre l’infanzia e parte dell’adolescenza nel paese dei nonni paterni, Pàvana, località dell’Appennino pistoiese al confine con il territorio bolognese. Inizia ad approcciarsi negli anni ’50 durante il liceo alla chitarra.

Si iscrive all’Università, una prima volta, nel ’58-59: Facoltà di Magistero, indirizzo Lingue e Letterature straniere.

Lavora per due anni come giornalista alla Gazzetta di Modena ma la scarsa remunerazione lo fa allontanare da questo mondo, spingendolo verso la musica.

Nel 1961 si trasferisce con la famiglia a Bologna e si unisce ad un gruppo di musica da ballo (I Marinos diventati poi I Gatti). Si laurea, riprendendo il percorso iniziato in precedenza e nel 1965 inizia l’esperienza di docente di lingua italiana presso la sede bolognese dell’università americana Dickinson College, attività che proseguirà fino al 1985.

Dagli esordi al grande pubblico

Il debutto in proprio, Folk Beat n°1, avviene nel 1967 a nome Francesco, senza il cognome Guccini, ma con canzoni che non lasciano spazio ad equivoci: si presentano da sole, Noi non ci saremo e Auschwitz (La canzone del bambino nel vento). Altri brani che ne descrivono da subito la poetica Statale 17, Il Sociale e l’Antisociale Canzone per un’amica.

Il vero cambio di passo nel percorso musicale del cantautore arriva nel 1972 con Radici, in cui Guccini tratta dell’eterna ricerca delle proprie radici, testimoni della continuità della vita. Tra le canzoni più rappresentative dell’album ricordiamo Il vecchio e il bambino e la mitica Locomotiva. Nel 1973 l’artista concepisce Opera buffa, live registrato all’Osteria delle Dame e denso di scherzi musicali.

Nei lavori dei primi anni ’70 Francesco Guccini mostra l’ironia, la sua sfaccettata personalità e l’animo goliardico, espresso soprattutto nel corso dei concerti. Con Stanze di vita quotidiana (1974) torna a puntare l’attenzione sulla riflessione e sull’intimismo.

Il successo commerciale arriva nel 1976, anno della pubblicazione dell’album Via Paolo Fabbri 43, indirizzo della sua abitazione bolognese. Il disco contiene pezzi intensi e tormentati, tra cui posto privilegiato occupa il brano L’avvelenata: un testo che esprime il malcontento per le critiche ricevute da altri cantautori esprimendo tutta la rabbia e l’orgoglio per la propria persona.

Dopo due anni l’artista pubblica Amerigo, la cui canzone più rappresentativa è Eskimo, brano che narra la fine di una storia d’amore nel periodo del fermento politico degli anni ’70.

Tra conferme del successo e collaborazioni artistiche

Da fine anni ’70 iniziano le collaborazioni artistiche di Guccini: la prima è quella coi Nomadi nel 1979, in cui incontra anche colui che resterà il produttore storico: Renzo Fantini. Collabora con tutti i grandi cantautori: De Andrè, Dalla.

Gli anni ’80 sono costellati da successi. Vediamone le tappe indimenticabili: nel 1981 pubblica l’album Metropolis (1981), in cui il cantautore concentra la propria attenzione analizzando la storia di molte città; continua su questa linea anche nel disco successivo Guccini – datato 1983 – dando particolare impulso ai cambiamenti e le difficoltà che vivere nelle metropoli ha comportato nella società.

Nel 1984 segue il live Fra la via Emilia e il West, fedele registrazione del trionfale concerto in Piazza Maggiore a Bologna.

Il 1987 è l’anno di Signora Bovary, un album pieno di racconti biografici, in cui Guccini dedica anche brani al padre, alla figlia.

Negli anni ’90 e 2000 continua la produzione artistica, tra momenti più intimisti e riflessioni sulla società e sui suoi cambiamenti. In particolare, Nel 2000 esce Stagioni. All’interno di questo album sono da ricordare Stagioni, dedicata alla figura di Ernesto “Che” Guevara; Addio, critica pungente ed esplicita alla società contemporanea; Don Chisciotte, cantata insieme al chitarrista Juan Carlos “Flaco” Biondini ed E un giorno, una lettera alla figlia Teresa. Il brano Ho ancora la forza è frutto di un’altra collaborazione e scritto a quattro mani con Luciano Ligabue e vince la Targa Tenco.

Qualche anno fa uscì Note di Viaggio, album di cover diviso in 2 Volumi in cui diversi artisti interpretano dei brani famosi del poeta scelti dallo stesso Guccini. Uno dei più ben riusciti è il brano Quattro Stracci reinterpretato da Francesco Gabbani.

Il Guccini romanziere

Tra le mille espressioni artistiche di Guccini, non si può dimenticare quella letteraria: il suo primo romanzo è del 1989 e s’intitola Cròniche epafàniche. 

Nel 1993 pubblica Vacca d’un cane, il suo secondo romanzo

Negli anni ’90 inizia a collaborare con Loriano Macchiavelli, con cui scriverà, a quattro mani, ben otto romanzi

L’impegno politico

Spesso Guccini si è trovato a dover quasi giustificare la sua propensione politica. La sua risaputa vicinanza alla sinistra italiana è stata in più occasioni ripresa dalla stampa in maniera più o meno critica.

Questa visione così ideologicamente marcata risulta però limitata e fuorviante poiché gran parte dei suoi successi derivano dall’alto calibro dei testi che i suoi brani dimostrano. Tuttavia un personaggio complesso e composito come Guccini non è ascrivibile in un determinato quadro politico istituzionale. Tra i testi che esprimono la sua vicinanza politica, oltre al già citato La locomotiva, ricordiamo: Primavera di Praga del 1969 (in cui critica l’ occupazione militare sovietica in Cecoslovacchia del 1968), Piccola storia ignobile del 1976 (brano scritto a favore della legge sull’aborto), Don ChisciotteStagioni del 2000, Canzone per il Che del 2004 (dedicata a Che Guevara), Piazza Alimonda del 2004 (dedicata agli eventi del G8 di Genova),  Su in collina del 2012 (dedicata ai partigiani della resistenza italiana).

Tanti auguri a chi ha vissuto la sua vita cogliendone opportunità e impegnandosi per diventare ciò che resterà nel tempo: un punto di riferimento musicale e letterario per artisti e amanti della musica.