Correva l’anno 2017. La concorrenza a X Factor, giunto alla nona edizione, era agguerritissima tra i finalisti in gara. I giudici, nelle persone di Manuel Agnelli, Mara Maionchi, Fedez e Levante erano mattatori assai motivati e stranamente non si verificavano particolari scaramucce tra loro.
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Vinse Lorenzo Licitra, grande voce lirica, davanti a quattro ragazzini molto presuntuosi, ma bravini, particolarmente osannati dalla gente, i cosiddetti Måneskin. Accadde un terremoto. I giudici cominciarono ad insultarsi l’uno con l’altro rivendicando ciascuno la bontà dei propri artisti, le case discografiche impazzirono per accaparrarsi i diritti dei quattro romanacci (che poi, Victoria proprio romanaccia non è), ma accadde anche qualcos’altro di unico.
Che cosa? Un terremoto musicale.
No, non venne riprodotto alcun nuovo genere
Anzi, vennero riproposte sonorità che appartenevano in sostanza agli anni ’70, primi anni ’80, suonate però da ragazzini innamorati del genere funky e rock.
Ebbene i Måneskin, si cominciarono a distinguere come fautori di un genere funky moderno,per poi sperimentare e affermarsi sostanzialmente nel vecchio e mai domo rock. Il rock italiano, suonato però in modo trasversale, con contaminazioni funky, condito di pura energia e non più rappresentato dal molle e sbiadito genere ultimo, per intenderci, quello delle recenti rappresentazioni (a partire dal 2010 in avanti). E il cantante, Damiano, rappresenta sostanzialmente l’attaccante di punta della squadra, ben servito dai suoi imprescindibili compagni di squadra, pronti ad accompagnarlo sempre nelle sue perfomance, ai limiti dell’eccesso e dell’estrosità.
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Nell’ascesa continua,rappresentata da concerti, a ripetizione con immancabili sold out, successi continuativi intervallati a miriadi di interviste effettuati da un capo all’altro del mondo, suggellati dal grande trionfo a Sanremo e presso l’Eurovision song contest senza dimenticare il sipario di apertura ai mitici Rolling Stones a Las Vegas, alcuni gruppi musicali italiani oggi dimenticati, si sono risvegliati rivendicando le proprie origini, accusandoli di plagio, copiature e storpiature.
Ma non è che si tratta di qualcosa di già visto?
I nostri amici rockettari, non hanno certo bisogno alcuno di avvocato difensore, però mi permetto di dire che inevitabilmente, tutto è già stato riproposto, compreso il vestiario, però fate attenzione, cari detrattori, perchè il coraggio manifestato nell’abbinare tale genere musicale con tali indumenti, e determinati testi, li rende unici, originali, capaci di imporsi come tipologia di genere mai visto prima d’ora.
Per chiudere, i loro suoni, le atmosfere, gli eccentrici modi di vestire sono oggi esportati ovunque, presi ad esempio da coetanei che, invece di continuare a seguire l’ormai superato trap, hanno ricominciato finalmente ad ascoltare il rock. Il rock, simbolo della ribellione, dell’amore e del sesso, della capacità di dire ciò che si vuole, di manifestarsi nel proprio modo di vestire, di battere i pugni sul tavolo per farsi capire.
Il rock come estrema espressione divina, forse… maledetta! Grazie a loro, oggi l’Italia ha postato sui social questo dannato genere, facendolo risorgere come astro lucente e vivo più che mai.Dobbiamo essere orgogliosi di questa bandiera.