Il 2 giugno: questa è la data dell’evento DallArenaLucio, omaggio a Lucio Dalla, a dieci anni dalla sua scomparsa. L’Arena di Verona ospiterà grandi nomi della musica italiana. Saranno i suoi colleghi a celebrare la carriera di uno degli autori più amati dagli italiani.
L’evento tributo
Gianmarco Mazzi, direttore artistico e AD di Arena di Verona Srl ha dichiarato:
“Ho fortemente voluto che questo evento si tenesse a Verona. Ero amico di Lucio e so quanto amasse l’Arena. Il nome dell’evento è un bellissimo omaggio per Verona e per il nostro monumento.”
Ancora non sono stati resi noti i nomi degli artisti che renderanno tributo al grandissimo Lucio. Per acquistare i biglietti clicca qui.
Platea Numerata Cat 1: 79,00 euro
Platea Numerata Cat 2: 75,00 euro
Poltroncina Numerata Cat 1: 69,00 euro
Poltroncina Numerata Cat 2: 59,00 euro
Gradinata Numerata Cat 1: 45,00 euro
Gradinata Numerata Cat 2: 40,00 euro
Gradinata Numerata Cat 3: 35,00 euro
La carriera
Una carriera parallela a una vita per nulla facile. Lucio Dalla è stato sempre un emblema di anticonformismo e, allo stesso tempo, un originale, talentuoso genio musicale.
Il cielo,
la terra finisce e là comincia il cielo
Era il 1967 e la sua voce, non bellissima, intona una preghiera: «Il cielo». Vinceva i premi della critica, ma mai quelli dei festival a cui partecipava. Al «Festival delle rose» gli fu impedito di partecipare perché non abbigliato in modo «presentabile»; ad ogni tappa del Cantagiro del 1964 veniva accolto, regolarmente, da un lancio di ortaggi. Ma, per nostra fortuna, lui guardava avanti. Lui era avanti.
Ha seguito passo dopo passo la storia italiana. Ne ha preso spunto per le sue canzoni e le ha ricevute indietro, dal suo pubblico, come «vestiti» sociali.
Le censure
Oggi nuovi cantanti troppo spesso uniscono parole solo per rispettare la rima o riempire poveri testi di immagini violente e/o drammatiche. Niente a che vedere con i testi di Dalla, che sapeva come far digerire, con dolcezza e poesia, anche argomenti meno gradevoli.
Parlare di pedofilia nei primi anni ‘70 era un azzardo punito in più modi e fu così anche per «Il gigante e la bambina». Intere strofe tagliate per non turbare il pubblico. Ma quello che si poteva facilmente comprendere, fra le righe, diventò una storia triste, perché ispirata ad un fatto realmente accaduto. Lucio Dalla la fece diventare dolorosamente dolce, come non era stata la realtà. E il pubblico ascoltò le parole di un poeta che raccontava il peggiore dei crimini che un uomo possa commettere.
Il gigante e la bambina
li han trovati addormentati
falco e passero abbracciati
come figli del signore
(Fonte immagine: Il Corriere)
Anche «4 marzo 1943» fu rifilata con la scure dalla censura, cominciando dal titolo, in origine «Gesùbambino» e per la parte che recitava “E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino“. Ma ancora una volta il perbenismo non vinse la sua battaglia. Il pubblico l’amò da subito: chi non ha fischiettato il frammento di violino di «4 marzo 1943»? Ancora censura per quel testo, ma quanto amore da parte degli italiani che, ormai, lo ascoltavano come un moderno vate.
Il poeta
Lucio Dalla parlava dell’anima del nostro Paese. Gli italiani assorbivano le sue parole, le cose non dette, quelle da immaginare, da leggere fra le righe dei suoi testi. La gente comune lo capiva, lontana dalle interpretazioni convenzionali della critica.
«Piazza grande» è un altro capolavoro di tenerezza, di tristezza, di dolcezza e nostalgia.
A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io
A modo mio avrei bisogno di sognare anch’io
La storia di una vita voluta e mai rinnegata. Lucio Dalla continua la sua vita artistica con la solita tenacia. E non importa se a questa poesia vengono preferite canzonette subito dimenticate e si classifica solo ottava, al Festival di Sanremo del 1972.
Il pubblico, la gente che non veste abiti da sera, lo capisce. In difesa dei senzatetto, dei barboni, difende anche le sue stesse scelte di vita. Ignorato dal mondo che conta nella musica, le censure non lo toccano: sa che ha un pubblico che lo ama, che lo comprende.
Il futuro nelle sue canzoni
Futuro e anche speranza nei suoi testi. La coscienza del vivere «qui e ora» perché, sì, dobbiamo avere fiducia nel futuro, ma contezza del presente che ci regala la possibilità di essere, di esserci.
Si esce poco la sera, compreso quando è festa
E c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra
E si sta senza parlare per intere settimane
E a quelli che hanno niente da dire
Del tempo ne rimaneMa la televisione ha detto che il nuovo anno
Porterà una trasformazione
E tutti quanti stiamo già aspettando
Incredibilmente applicabile ai nostri tempi pandemici, questo testo, “L’anno che verrà“, è stato scritto nel 1978. Basterebbe questo per capire quanto Lucio Dalla fosse completamente immerso nel tempo, nella storia, nell’umanità.
Oppure un’altra canzone, «Futura», una speranza oltre la paura delle guerre.
I russi, i russi, gli americani
No lacrime, non fermarti fino a domani
Sarà stato forse un tuono
Non mi meraviglio
È una notte di fuoco
Dove sono le tue mani
Nascerà e non avrà paura nostro figlio
Lucio Dalla è ancora capace di accompagnarci nella vita di ogni giorno, anche se non è più su questa terra.
I riconoscimenti
Deve aspettare gli anni ‘80 perché la sua fermezza vinca sugli scettici. Cominciano, così, ad arrivare i riconoscimenti pubblici, le lodi alla sua vena poetica, compensi alla sua genialità, alla sua capacità di comunicare.
Ora è il «mondo che conta» a cercarlo, blandirlo, accarezzarlo. Il David di Donatello, i Nastri d’argento; onorificenze varie, due lauree honoris causa, il titolo di Commendatore e poi di Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Perfino un francobollo commemorativo, ahimè, postumo.
Le collaborazioni
Tantissime le collaborazioni con colleghi in tutto il mondo. Ron, De Gregori, Morandi, Venditti, ma anche Michel Petrucciani, per sottolineare il suo originario e mai estinto amore per il jazz, Ray Charles e il soul. L’incontro con Pavarotti, che identificherà il brano «Caruso» con la tradizione lirica italiana e che verrà esportato in tutto il mondo. Le colonne sonore, gli Stadio, il tour «Banana Republic», il jazz napoletano. E mille altri incontri, partecipazioni a sorpresa nei concerti. Poi l’America: il pubblico si allarga al mondo. Porta l’Italia al di là dell’oceano con “Anna e Marco“, a quegli italiani che hanno lasciato la loro terra d’origine e ai loro figli, che non l’hanno mai conosciuta, se non nei racconti dei genitori.
Ma l’America è lontana
dall’altra parte della luna
che li guarda e anche se ride
a vederla mette quasi paura
L’ironia
Lucio Dalla, da persona sensibile, era anche decisamente ironico, autoironico e discreto. Ancora controcorrente in «Disperato erotico stomp», dove l’idea dell’autoerotismo compare a sfidare i tagli della revisione, ma solo dopo aver evidenziato le difficoltà della comunicazione di coppia e aver sentenziato con una frase diventata tautologica:
Ma l’impresa eccezionale, dammi retta
È essere normale
Lucio Dalla è stato un grande amante dello sport. Quello bolognese, in primis. Ma ha cantato anche i grandi eroi dello sport mondiale: Maradona e Baggio, Senna, Nuvolari e Valentino Rossi.
Il basket della sua Virtus è stato passione per lui: «Sono il più grande playmaker di sempre, ma mi frega l’altezza.», ebbe a dire.
(Fonte immagine: Rai Sport)
E dopo aver ricevuto il titolo di Commendatore, ebbe voglia di cambiare anche il nome sul suo campanello: «Comm. Domenico Sputo», diventò il suo nuovo nome.
Ci ha lasciato senza darci il tempo di vederlo invecchiare. Una notizia improvvisa, un’esplosione di dispiacere, come se a ciascuno di noi fosse mancato un familiare. E quanto fosse parte della colonna sonora delle nostre vite, lo abbiamo capito solo in quel momento, forse. Anni passati a ricordarlo. Il 2 giugno, all’Arena di Verona, tutti canteranno le sue poesie.
Buonanotte anima mia, adesso spengo la luce e così sia…