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Vi siete mai domandati quali siano le sigle più famose e amate? Del resto si sa, non esiste serie TV che si rispetti senza la sua canzoncina di apertura, che noi per primi canticchiamo anche senza rendercene conto. Una sigla ben creata è un vero e proprio biglietto da visita, non solo per la musica ma anche per le immagini che la accompagnano. In questo articolo ne troverete alcune tra le più conosciute, e probabilmente vi ritroverete anche a sorridere ascoltando quelle che in passato hanno accompagnato le vostre giornate. Cominciamo.
Happy Days
Iniziamo subito con una delle serie più conosciute degli anni ’70 e ’80. Come fare a non ricordarsi di “Happy Days” e della sua mitica sigla d’apertura? Erano sufficienti le sue primissime parole per far correre tutti quanti davanti alla TV e godersi una nuova puntata di quella che fu senza dubbio la serie più amata di quell’epoca. Ad accompagnare quella musica in stile rock ‘n roll, le immagini di tutto ciò che in quegli anni andava di moda. Come il giubbotto di pelle, solo per dirne uno.
Supercar
Forse non tutti lo sanno, ma la sigla di “Supercar”, serie molto apprezzata degli anni ’80, è tratta da Knight Rider Theme di Stu Phillips e Glen A. Larson. La musica perfetta in grado di immergerci completamente in un mood ambientato nel futuro.
La tata
Amanti degli anni ’90, ci siete? Eccovi qui, tutta per voi, una delle sigle più iconiche di un decennio tanto adorato. Sto parlando de “La tata”, serie TV molto seguita e apprezzata per la sua ironia e leggerezza. Una sigla divertente, accompagnata dai protagonisti disegnati in stile cartone animato. Il titolo originale della canzone è “The Nanny Named Fran”, ed è cantata da Ann Hampton Callaway.
Willy, il principe di Bel-Air
Eccoci adesso davanti ad una delle sigle più spassose della storia delle serie TV. Un rap ricco di parole e immagini, doppiato in Italia da Edoardo Nevola, colui che poi prestò la propria voce anche ad un giovanissimo Will Smith. Come dimenticarlo mentre canta seduto sul trono che ruota su se stesso, oppure mentre gioca a basket?
Dawson’s Creek
Addentriamoci adesso a fine anni ’90, entrando nei primi 2000. Dawson’s Creek ha indubbiamente saputo segnare la fine di un millennio, dando egregiamente il via a quello nuovo. La sua sigla, scherzosamente trasformata in “anouonauei” da noi italiani, s’intitola “I don’t want to wait”, ed è cantata da Paula Cole.
The O.C.
Le note di un pianoforte. Bastavano queste a far riconoscere immediatamente la famosissima sigla di “The O.C”, serie televisiva che segnò il primo decennio degli anni 2000. Una canzone dei Phantom Planet intitolata “California”, introduceva tutti i ragazzi dell’epoca nelle vicende che avvenivano nell’ormai conosciuta contea di Orange.
Il trono di spade
La sigla d’apertura de “Il trono di spade” è decisamente una delle più belle mai create. E lo dimostrano anche gli Emmy che ha vinto. Molto suggestiva anche grazie alle immagini che la accompagnano, è una delle più lunghe sigle di serie TV, ed infatti dura la bellezza di 2 minuti. Composta da Ramin Djawadi nel 2011, è praticamente impossibile non emozionarsi mentre la si ascolta.
La casa di carta
Chiudiamo questo articolo con la sigla di una delle serie coreane più amate, seguite e premiate su Netflix. “La casa di carta” viene introdotta dalla meravigliosa voce di Cecilia Krull. “My Life is Going On” ci introduce dentro la Zecca di Spagna, tra vari colpi di scena e le storie dei componenti della famosa banda con le maschere di Dalì.
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.