Pietre d’inciampo è il nome del più grande monumento diffuso europeo. L’inciampo non è fisico ma emotivo, mentale. Ci induce a pensare. Quest’opera, come ha dichiarato la Senatrice a vita Liliana Segre fa sì che il Giorno della Memoria sia tutti i giorni.
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Cos’è una Pietra d’inciampo
Si tratta di semplici cubi di pietra ricoperti da una lama di ottone lucido sulla quale sono incise informazioni su persone morte nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale. Questi sanpietrini vengono posti dinnanzi alle ultime abitazioni note di quelle persone, ovvero nei luoghi dai quali vennero strappate con violenza per non tornarvi mai più. Le informazioni incise sono il nome e cognome, l’anno di nascita, la data della deportazione, il campo di prigionia e la data della morte.
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L’artista
Fu Gunter Demnig, artista tedesco, ad avere l’idea di diffondere, nel tessuto urbanistico e sociale delle città e cittadine europee, queste pietre che obbligano ad inciampare in un ricordo. Liliana Segre, una delle poche persone sopravvissute ai campi di sterminio e ancora in vita, in occasione della presentazione degli eventi previsti a Milano per il Giorno della Memoria le ha ricordate. Ne ha riconosciuto l’importanza soprattutto per il futuro, quando non ci saranno più testimoni di quanto accadde. Quelle pietra faranno sì che l’orrore che si consumò in quei luoghi non si riduca solo a poche righe nei libri di storia.
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Perché nacquero le Pietre d’inciampo
Gunter Demnig ebbe l’idea di questo monumento diffuso per contrastare i crescenti moti negazionisti iniziati già all’indomani della fine della guerra. Si ispirò ad un passo del Talmud, uno dei testi sacri dell’Ebraismo, che recita:
“Una persona viene dimenticata solo quando viene dimenticato il suo nome”.
Nel 1990 a Colonia, in Germania, venne eretto un monumento a ricordo della persecuzione dell’etnia nomade dei sinti. Da quella città ne erano stati deportati mille solo nel 1940. Qualcuno denunciò l’inutilità di quel gesto in quanto la persecuzione a cui era ispirato non era mai avvenuta. Questo fece sentire a Demnig la necessità di creare un’opera che avesse la funzione di stimolare la coscienza collettiva e la prima Pietra d’Inciampo venne posata proprio a Colonia nel 1992. Oggi in Europa ne sono presenti oltre ottantamila.
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Volontà dell’artista
Demnig ama talmente questa sua opera da voler posare le pietre personalmente. Quello che si propone, ogni volta che ne fissa una è che chiunque le incrocia nel proprio cammino sia portato a ricordare. Leggendo quel singolo nome in automatico dovrebbero presentarsi alla mente tutte le persone che per qualunque motivo, razza, religione, ideale politico o orientamento sessuale, furono vittime del nazismo.
Tutte quelle persone vennero strappate alla loro vita, condotte lontano e ridotte in cenere, senza una ragione umanamente comprensibile. Vennero semplicemente cancellate. Di loro non resta nemmeno una tomba su cui portare un fiore.
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Pietre d’Inciampo in Italia
Le prime Pietre d’Inciampo in Italia furono poste a Roma nel 2010. Successivamente ne furono posate a Bolzano, Genova, L’Aquila, Livorno, Milano, Reggio Emilia, Siena, Torino, Venezia oltre ad altri numerosi centri minori.
Ogni nome scritto su quelle pietre costituisce un atto di fiducia e speranza nel domani. Speranza che odio e violenza vengano banditi anche dal vocabolario e mai più si possano verificare le barbarie che quelle Pietre portano a ricordare.
Nel 2022 si sono superate le 2000 pietre nel nostro Paese.
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Chiunque sia a conoscenza della storia di persone morte nei campi di sterminio può richiedere la posa della Pietra d’Inciampo scrivendo una mail a pietredinciampomilano@gmail.com allegando tutte le informazioni di cui disponga.
Ricordiamoci di ricordare.
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.