Nella suggestiva cornice delle Terme di Diocleziano a Roma, uno dei più grandi monumenti architettonici termali dell’antichità nella capitale e sede del Museo Nazionale Romano, è visitabile sino al 31 luglio la mostra fotografica “Le forme del tempo”. Fabio Barile e Domingo Milella hanno reso possibile questo dialogo con le strutture architettoniche delle grandi sale e con le sculture della classicità in esse contenute, presentando immagini anch’esse collegate all’evoluzione nel tempo.
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I segni della terra
La ricerca di Fabio Barile si volge verso il tempo geologico, focalizzando il suo obiettivo sulle trasformazioni naturali del nostro pianeta in perenne movimento. Linee, spaccature, formazioni rocciose che testimoniano le grandi metamorfosi alla loro origine e le poderose forze primordiali che hanno trasformato e ancora trasformano il paesaggio, la pelle, la struttura stessa e la conformazione dei territori che ci circondano.
Esiste una indagine in questi scatti che vuol svelare l’intrinseca bellezza dei particolari che la natura ci offre, anche minimi, nascosti o tralasciati ma capaci, se osservati, di connetterci con un passato lontano e affascinante, reso visibile nel presente ad ogni passo, nelle testimonianze concrete delle formazioni geologiche.
Le testimonianze umane
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Diversa è invece l’impronta di studio di Domingo Milella. Il suo sguardo si volge verso le pietre lavorate dall’uomo nel corso dei secoli: i resti archeologici.
Vestigia dell’evoluzione umana, delle sue civiltà antiche che si sono succedute e hanno plasmato un paesaggio “altro”, con la perizia costruttiva dei loro monumenti.
Le immagini di questi monumenti, dalle piramidi di Giza alla Gola di Gorropu in Sopramonte, registrano un’altra forma di bellezza, l’estetica e l’ingegno che l’uomo ha da sempre creato nelle sue opere.
La fotografie della mostra, curata da Alessandro Dandini de Sylva, già presentata presso il Centro Arti Visive di Peschiera e l’antica Sinagoga di Pesaro, nella sede romana è messa in relazione sia con gli imponenti spazi delle Teme, sia con una selezione di reperti archeologici, scelti dal direttore del museo Stéphane Venger, per valorizzarne i contenuti visivi e semantici.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.