Brunelleschi

Il 400 e la rivoluzione architettonica di Filippo Brunelleschi

Firenze al principio del quindicesimo secolo fu una fucina di idee nuove. Si compie in quell’epoca una trasformazione nella concezione stessa dell’arte. I primi fautori di quella rivoluzione furono Donatello (1386-1466) come scultore, Masaccio (1401-1428) in pittura e Filippo Brunelleschi  (1377-1446) nell’architettura.

Se infatti nel medioevo l’artista si limitava ad una esecuzione manuale delle ideologie  imposte del potere in auge o della tradizione, in questo periodo si fa strada l’idea che sia proprio dell’artista e della sua opera l’interpretazione intellettuale del suo lavoro.

La cultura umanistica che si sta sviluppando in contesti prevalentemente urbani, in contrapposizione al misticismo del tardo Gotico del passato, vuole nelle forme stesse dell’arte l’espressione di un umanità che si fa soggetto del conoscere e dell’agire.

Brunelleschi

Fonte foto: taccuinigastrosofici.it

Una concezione nuova basata sull’antico

Quando nel 1418  si pone il problema del completamento della cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore, progettata e realizzata più di un secolo prima da Arnolfo Di Cambio (1245-1302), l’idea del Brunelleschi è quella di ispirarsi alle antiche tecniche romane di edificazione per permettere ad una cupola così grande di auto sostenersi nel processo di costruzione. Inoltre tiene anche conto dei sistemi gotici a nervature per equilibrare le forze di spinta, realizzando una forma nuova, leggermente ogivale che consegue anche una proporzione estetica con il resto della costruzione.

Pieni e vuoti nella progettazione urbanistica

Ancora ai porticati romani torna il pensiero dell’architetto quando dovrà progettare lo Spedale degli Innocenti (1419). Posta a lato di una piazza la facciata dell’edificio ne fa parte e quindi Brunelleschi la integra con il vuoto dello spiazzo concretizzando una teoria di portici, un compenetrarsi di vuoti e pieni, che, come nel passato, abbia anche una funzione di aggregazione sociale.

Logge che si ripresentano nel pronao della Cappella dei Pazzi iniziata nel 1430 e terminata dopo la morte di Brunelleschi. Così come la Chiesa di San Lorenzo, che presenta una pianta innovativa; iniziata nel 1419, i lavori ripresero solo nel 1442 e furono terminati dal Manetti dopo il 1447.

La Sacrestia Vecchia di San Lorenzo, a pianta quadrata, l’abside centrale sempre quadrata e la cupola emisferica, costituisce poi un vero gioiello di equilibri formali anche nei contrasti cromatici tra le pareti bianche e le membrature in pietra serena. I tondi  della trabeazione sono infine opere di Donatello.