Nel disegno, nella pittura, e anche nella fotografia, l’osservazione e riproduzione dell’incidenza della luce sui soggetti è fondamentale per ricreare i volumi tridimensionali su un supporto che invece è chiaramente bidimensionale come un foglio o una tela. Ma nel corso della storia questo aspetto non è sempre stata al centro dell’attenzione degli artisti.
Mentre la produzione scultorea e le grandi costruzioni architettoniche del passato hanno da sempre giocato con la contrapposizione luce-ombra per conferire plasticità e movimento alle opere, la funzione religiosa di “simbolo” delle icone rappresentate pittoricamente ha, soprattutto dall’epoca bizantina e per molta parte del medioevo, fatto ritenere superfluo il contesto spaziale e volumetrico delle stesse, reso, al limite, solo con sporadici tratteggi o intere campiture diversificate nettamente.
Saranno Cimabue prima e Giotto successivamente, verso la fine del XIII secolo, a introdurre gradualmente la sfumatura di colore per delineare con più realismo plastico sia le figure che i paesaggi dipinti.
Lo ”sfumato”
Nelle epoche successive la tecnica delle sfumature cromatiche e chiaroscurali venne via, via perfezionata e sempre più utilizzata per rendere il lavoro pittorico e grafico più ricco di movimento e diversificare totalmente i piani prospettici, in modo da conferire maggior respiro e profondità alle scene rappresentate.
Fonte foto: leonardodavinci-italy.it
È il genio di Leonardo Da Vinci durante il Rinascimento a elaborare, sia nei disegni che nei dipinti, una abilità efficace e molto personale di sfumare le sue opere utilizzando la lieve sfocatura dei contorni sia a fresco, utilizzando le dita o delle pezzuole per ammorbidire le linee, che a stesura ultimata con velature di colore molto diluite. È un espediente che permetterà al grande artista di rendere unici i suoi lavori.
La rivoluzione caravaggesca
È però nella costruzione pittorica di Michelangelo da Caravaggio che il contrasto tra luce e ombra trova la sua massima espressione. Caravaggio indirizza la luminosità, la manipola e crea i contrasti in modo che i chiari e gli scuri modellino l’intero scenario. Ha l’intuizione che è proprio dalla contrapposizione tra le fonti di luce, che a volte introduce radenti rispetto ai soggetti, e i profondi scuri dei fondali e delle parti che restano in ombra, si creino quelle atmosfere di drammaticità e di pathos, di conoscenza e di mistero, che ne caratterizzano l’opera pittorica.
Di lui si può dire che è stato il primo a concepire l’utilizzo della luce in chiave “cinematografica” per enfatizzare gli episodi descritti.
Infatti oggigiorno, se nella pittura la tecnica del chiaroscuro è, nella maggior parte dei casi, trascurata a favore di altri elementi espressivi, nelle rappresentazioni teatrali e nelle pellicole cinematografiche gli interventi degli esperti della luce sono fondamentali per creare quelle atmosfere intense e pregnanti capaci di coinvolgere emotivamente il pubblico.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.