Alberto Moravia era lo pseudonimo di Alberto Pincherle. Scelse di ricordare la nonna usando il suo cognome, riportano in genere le biografie del grande scrittore, giornalista, sceneggiatore, saggista, drammaturgo, poeta, reporter di viaggio, critico cinematografico e politico italiano. Ma è davvero questa la storia?
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Pseudonimo
Luciano Rebey, uno dei maggiori critici della letteratura italiana del dopoguerra in America, scrisse un articolo nel 1970 dal titolo Storie e strascichi di uno pseudonimo. Si riferiva proprio a Moravia. Rebey sostiene che in due occasioni Moravia si fosse nascosto dietro un altro nome:
- Dopo la pubblicazione di Ambizioni sbagliate, quando in seguito all’interdizione fascista dovette mascherare la sua attività di giornalista e di scrittore dietro il nome di Pseudo.
- In seguito alla promulgazione delle leggi razziali quando la madre volle che tutta la famiglia adottasse il cognome della nonna materna Piccinini.
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Middle name
Sarebbe sbagliato però ritenere che Moravia abbia usato per tutta la vita uno pseudonimo in quanto il suo certificato di nascita e il suo passaporto recano il nome Alberto Pincherle Moravia. Pincherle Moravia, sostiene dunque Rebey, sarebbe il cognome di famiglia da oltre un secolo. A differenza del padre, però, Alberto scelse di non usare quello che gli anglosassoni definiscono middle name ma solo Moravia.
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Cenni biografici
Nacque a Roma in una famiglia borghese benestante. Il padre Carlo era un architetto e pittore veneziano di origini ebraiche. La madre, Teresa Iginia De Marsanich, era invece di religione cattolica, marchigiana ma di lontane origini dalmate. A soli nove anni, a causa di una forma severa di tubercolosi ossea dovette smettere di frequentare regolarmente la scuola per curarsi tra casa e sanatorio a Cortina d’Ampezzo. Come i fratelli frequentò il liceo Tasso ma non andò oltre la licenza ginnasiale. La salute cagionevole che non gli permise una adolescenza spensierata gli diede però molto tempo per leggere. Racconta Moravia che arrivava a leggere un libro ogni due giorni e i suoi autori preferiti erano Dostoevskij e Proust.
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Gli indifferenti
Nel 1925 lasciò finalmente il sanatorio e si trasferì a Bressanone, in provincia di Bolzano, per trascorrervi la convalescenza. Qui iniziò a scrivere Gli indifferenti. Ci mise tre anni a completarlo e lo pubblicò nel 1929 a sue spese con la casa editrice Alpes di Milano. Questo romanzo è caratterizzato dall’essere ambientato in spazi chiusi afflitti da una condizione di oppressione e prigionia che simboleggia la meschinità e la futilità della realtà nonché l’incapacità dei protagonisti di far qualcosa per cambiare la loro situazione. Il suo intento con quello che era il suo romanzo di esordio era denunciare l’indifferenza della borghesia di quegli anni, schiava del denaro e del sesso, dalla quale si generò il fascismo.
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Fasi della produzione letteraria
La prima fase (1929-1945) della produzione letteraria di Moravia è quella del Realismo borghese che vede la fusione di elementi realistici, esistenzialisti e dal 1935 al 1941 surreali. Oltre a Gli indifferenti, è di questo periodo anche Agostino, il cui protagonista è privo di una identità sia individuale che sociale.
La seconda fase (1947-1957), del Neorealismo, vede personaggi popolari porsi come alternativa positiva a quelli borghesi. Appartengono a questo periodo opere quali La romana e La ciociara da cui sono stati tratti ottimi film.
La terza fase (1960-1990) mostra un Moravia molto pessimista. Non crede più che il popolo possa essere un’alternativa valida alla borghesia e torna, quindi a concentrarsi su quest’ultima. Considera comunque la borghesia un mondo ancora in crisi, priva di morale e vitalità. L’opera che caratterizza questa fase è La noia, un disperato romanzo d’amore che mostra il malessere celato dietro al boom economico.
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Moravia e le donne
Nel 1941 sposò Elsa Morante, una delle più importanti scrittrici del nostro dopoguerra. Con lei si nascose a Sant’Agata di Fondi nel 1943 dopo aver scoperto che il suo nome appariva nell’elenco delle persone da arrestare redatto dai nazisti. Aspetteranno in questo luogo l’arrivo degli alleati e la riconquistata libertà. Nel 1962 dopo la separazione da Elsa Morante, Moravia iniziò una convivenza con Dacia Maraini, scrittrice, poetessa e saggista, con la quale fondò la Compagnia del Porcospino nel Teatro di via Belsiana a Roma. La convivenza con Dacia Maraini si concluse, dopo una intensa collaborazione, nel 1983.
Nel 1986 destò molto scalpore il matrimonio in Campidoglio con Carmen Llera, scrittrice spagnola naturalizzata italiana, per la grande differenza di età tra i due. Personalmente, quel che ricordo dalle loro interviste del tempo è il forte sentimento che li legava. Non credo che l’amore sia soggetto a vincoli anagrafici. A lei dedicò la raccolta di racconti dal titolo La cosa.
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Epilogo
Dal 1984 al 1989 fu eletto europarlamentare indipendente nelle liste del PCI, ottenendo nel 1985 il titolo di Personalità europea. Non è per questo definibile un intellettuale di sinistra. Moravia è piuttosto un pensatore laico e illuminista che si servì del pensiero marxista solo come strumento di conoscenza.
Il 26 settembre 1990 morì nel suo appartamento di Roma senza aver mai vinto quel premio Nobel al quale era stato candidato ben diciassette volte.
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Una vita vissuta intensamente nel corso di un secolo che ha visto ben due guerre mondiali e un cambiamento socioeconomico pressoché radicale del Paese. Quello che Moravia ci ha lasciato nelle sue opere è il racconto di ciò che ebbe modo di vedere. Chi può dire se oggi scriverebbe qualcosa di diverso?
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.