Una catastrofe per l’anima
Ritorno in Apnea è un libro che parla di dolore. Di per sé non è una lettura semplice, in quanto analizza la catastrofe che è avvenuta dentro le persone durante la pandemia da Covid-19. Una “catastrofe naturale” che non si ferma alla distruzione fisica ma ti lacera e ti demolisce l’anima. Ecco, a fronte dell’articolo precedente sulla letteratura del dolore, vi voglio parlare di un manoscritto che nasce da un cine-documentario letto circa un mese fa, e che ho anche recensito per il mio blog.
Fonte foto: Aut Aut Edizioni
Anna Maria Selini, giornalista sul fronte bergamasco
Il libro in questione, come già scritto, s’intitola Ritorno in apnea ed è stato scritto da Anna Maria Selini, giornalista bergamasca che però vive a Roma da anni. Anna Maria decide di tornare quando vede che nella sua terra natia qualcosa d’invisibile sta inghiottendo nel dolore le valli in cui è cresciuta. Torna in quella parte dell’Italia dove tutto ha avuto inizio e sembra non avere fine. Così riavvolge il nastro di chi era ancora in vita e di chi resta dando forma, voce ed immagine alle domande che la comunità bergamasca ed il mondo intero ancora si fanno. Lo fa concentrandosi sulla dimensione psicologica di chi ha vissuto quello che è accaduto. Una catastrofe naturale, un esperimento andato a male, un virus che si è sviluppato da dove?
Una storia che si deve raccontare e ricordare
Sembrava così lontana la Cina, prima di febbraio 2020, e invece, eccola qui. Mattia viene ricoverato a Codogno, e pochi giorni dopo, Alzano Lombardo diviene il centro per eccellenza dell’espansione del Covid-19 in tutta la provincia, e poi in tutta la Lombardia. Un dramma che ha delle proporzioni immense. Un trauma collettivo, che va raccontato e rielaborato, nei giusti modi. Così, Anna documenta, dà voce e dà forma alle parole, alla rabbia, di una comunità distrutta da un nemico invisibile, che ha messo in ginocchio l’Italia ed il mondo intero. Sembrava così lontana la Cina, poi Emanuele ha fatto la foto dei carri armati che sfilavano per Borgo Palazzo a Bergamo, sotto la sua finestra, e lì abbiamo compreso che la guerra invisibile la dovevamo combattere anche noi.
Perché ho scelto proprio questo libro?
Quando pensiamo a “catastrofi naturali” la prima cosa che viene in mente sono cose che corrodono materialmente la vita di una persona. Per un terremoto si può perdere una casa, e sicuramente anche la vita, ma è una cosa che “percepiamo”. È una cosa improvvisa che “sentiamo”. È una causa naturale che porta alla drammaticità di un momento dove si può perdere tutto. Il Virus, corrode lo stato fisico e mentale di chi si ammala e di chi ci sta intorno, ma tutto resta materialmente in piedi. In un terremoto, le persone escono in strada e si abbracciano, si cercano, si aiutano. Con il Covid-19 aiutarsi, significa contagiarsi. Una situazione di paralisi invisibile che ci ha messo davanti alla solitudine più cupa. E l’uomo nasce come animale sociale. Ha bisogno d’interagire, per vivere. Ritorno in Apnea è un viaggio che racconta le storie di chi ha passato l’orrore di una strage silenziosa, che non ha fatto rumore, che non ha fatto crollare casa, ma ha costituito l’inizio di un tempo diverso. Di un tempo sospeso. Di un tempo in apnea. Di un tempo che era tutto uguale e allo stesso tempo generava inquietudine. Un’inquietudine che è arrivata a logorare anche chi non ha avuto a che fare in prima persona con la malattia.
É proprio questo il tema principale di Ritorno in Apnea: (che nasce da un documentario che ho avuto l’onore di vedere) raccontare le storie, di chi è rimasto, di chi è sopravvissuto, di chi ha combattuto in prima linea all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, di chi non ha ancora avuto giustizia, di chi si è arreso. Dei bambini, della scuola, degli anziani.
Un libro che…
Un libro che per me non può e non deve restare solo tra le mura della mia bella Bergamo, ma deve uscire, per chiunque abbia avuto la forza ed il coraggio di leggerlo. E per chi quel dramma l’ha vissuto per davvero. Dovrebbe essere testo di studio sui banchi di scuola, perché non si dimentichi mai di quanto qualcosa d’invisibile, possa fare più vittime di una strage ambientale. Qui siamo morti un po’ tutti: chi con la catastrofe dentro e chi con quella fuori.
Mi chiamo Alessia, scrivo per difendermi, per proteggermi e per dare una mia visione del mondo, anche se in realtà io, una visuale su tutto quello che accade, non ce l’ho, e probabilmente non l’ho mai avuta. Ho paura di ritrovarmi e preferisco perdermi.
Culturalmente distante dal pensiero comune. Emotivamente sbagliata. Poeticamente scorretta. Fiore di loto, nel sentiero color glicine. Crisantemo all’occorrenza. Ho più paure che scuse. Mi limito a scrivere e leggere la vita. Mi piace abbracciare Biscotto, anche da lontano. Anche se per il mondo di oggi sembra tutto più difficile.
Scrivo per questo magazine da circa un anno. Ho pubblicato anche un libro ( ma non mi va di dire il titolo perché qualcuno penserebbe “pubblicità occulta”). Ho aperto un mio blog personale: “Il Libroletto” dove recensisco libri per passione.