La ragazza invisibile è il breve racconto gotico scritto da Mary Shelley. Si tratta davvero di poche pagine apparentemente senza troppe pretese ma che portano fra le righe il peso di essere una donna inglese dell’Ottocento.
La storia
In queste cinquanta pagine, pubblicate nel 1832, l’autrice utilizza la metafora del viaggio come mezzo per raccontare la vita. I protagonisti si chiamano Henry e Rosina che, nel brevissimo lasso di tempo che serve al lettore per arrivare alla fine della storia, vedono accanirsi sul loro amore un’irragionevole e del tutto gratuita cattiveria.
Il mare è il mezzo attraverso il quale Mary Shelley elabora la perdita di speranza e di amore. Ciò che attende Henry poco dopo avere iniziato la sua traversata è “una notte opaca e nera, e onde ululanti sorgevano dal mare, infrangendosi con terribile violenza, minacciando di travolgere la piccola imbarcazione, che si ostinava a opporsi alla loro furia”. Si tratta comunque di un mare più gentile di quel mare che getta Victor Frankenstein fra le braccia della morte. Infatti nel buio Henry scorge la luce di un faro che compare magicamente per soccorrere l’imbarcazione. Raggiunta la riva i pescatori raccontano a Henry di come si pensi che ad accendere quella luce sia il fantasma di una fanciulla che aveva perso l’amore.
Invisibilità
In questo contesto storico, come abbiamo già visto in molti degli articoli dedicati alla letteratura gotica (i più rilevanti dei quali su questo argomento sono Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hide e Carmilla), la figura femminile si trova al centro di un grande contrasto legato alla nascita dell’individualismo. Mary Shelley in queste pagine ci mostra ciò che resta celato nell’intimità di una donna divisa fra i propri desideri e ciò che la società si aspetta da lei. La ragazza invisibile nasce 14 anni dopo il più celebre Frankenstein e l’autrice ha probabilmente imparato ad elaborare la sensazione di sentirsi un mostro incapace di procreare e di ricevere amore. Imparando ad accogliere il suo lato più sensibile e bisognoso di quella cura intima che solo noi stessi possiamo darci.
Rosina e la creatura di Frankenstein
Rosina condivide con la creatura la sua condizione di orfana scacciata, denigrata, emarginata e offesa, tutte caratteristiche che l’autrice sente essere parte del proprio vissuto fuori dalle pagine dei suoi romanzi. La differenza è che la creatura di Victor risponde all’odio con l’odio, mentre Rosina stupisce anche i suoi carnefici pregandoli “di non odiarla per la sua incapacità di obbedire”.
L’aguzzina di Rosina pensa che la ragazza abbia qualche carta nascosta ma le uniche carte che la giovane protagonista ha a sua disposizione sono solo la sua innocenza e la capacità di conservare il sorriso. Rosina, che durante la lettura si scopre essere essa stessa la ragazza invisibile, nonostante tutte le umiliazioni gratuitamente subite, attende speranzosa un soccorso specifico: quello del suo amato.
La torre
Attende nascosta in una piccola torre diroccata la cui porta, quasi invisibile, è coperta dai rovi. Le scale sconnesse sono difficili da salire, il freddo trova facile accesso e non c’è nemmeno un vero giaciglio. La torre rappresenta l’altra faccia della società, quella che attende la donna diversa, quella che come Rosina sceglie di rimanere fedele a se stessa nonostante l’isolamento e la persecuzione. In questo luogo gli uomini che trovano rifugio non riescono a resistere. Al contrario qui Rosina, dopo essere riuscita a sfuggire ai propri carnefici, rimane e sopravvive tutto il tempo che serve.
La ragazza invisibile
La ragazza invisibile, oltre ad essere il titolo del racconto, è anche il titolo del semplice acquerello che decora la torre e che simboleggia l’eternità dell’amore quando vissuto in modo semplice e con dedizione. Il tipo di amore in questione non è solo quello che si trova nell’altro, al di fuori di noi. Si tratta di quell’amore che la stessa autrice ha trovato ed imparato a provare verso se stessa, quel piccolo ma fondamentale passo da fare per lasciare che tutto quello che non ci riguarda davvero scivoli via da noi. Mary Shelley impara tutto questo a partire dal 1822, anno in cui il suo grande amore Percy Shelley muore annegato. Ecco che così il cerchio si chiude e la ragazza invisibile della leggenda raccontata dai pescatori altri non è che la stessa autrice che ha perduto il suo amore.
Lavoro come grafica-creativa, illustratrice e content editor freelance.
Sono diplomata in grafica pubblicitaria e parallelamente ho studiato disegno e copia dal vero con Loredana Romeo.
Dopo il diploma ho frequentato beni culturali presso l’università di lettere e filosofia e parallelamente seguivo un corso di formatura artistica, restauro scultoreo e creazione ortesi per il trucco di scena.
A seguire l’Accademia Albertina di Belle Arti con indirizzo in grafica d’arte (che mi ha permesso di approfondire: disegno, illustrazione, incisione, fumetto).
Sono sempre stata interessata e assorbita dal mondo dell’arte in tutte le sue forme e dopo la prima personale nel 1999-2000 non ho mai smesso di interessarmi alle realtà che mi circondavano.
Nel 2007 ero co-fondatrice e presidente dell’Associazione Arte e Cultura Culturale Metamorfosi di Torino e in seguito ho continuato e continuo a collaborare con vari artisti e ad esporre.
L’amore per l’arte in tutte le sue forme, il portare avanti le credenze e le tradizioni familiari hanno fuso insieme nella mia mente in modo indissolubile: filosofia, letteratura, esoterismo, immagine e musica.