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Si dice che sono piccolo se non lo sono?

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Lo faccio da quando sono piccolo si dice?

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Comunque resta il fatto che Giambertugo l'anacoluto lo sa fare.

La verità

Avrete sentito spessissimo usare questo modo di esprimersi, quello in cui una condizione ambientata nel passato e non più attuale (Giambertugo non è più piccolo, mi pare chiaro) viene descritta al presente.

Si può fare? No. Sì. No.

Vediamo un attimo come stanno le cose.

Il passato è passato

si dice

Sì perché ora invece...

Il passato è passato, e richiede il passato. Su questo non ci piove. Esprimersi in maniera presente in condizioni non più attuali non può essere considerato accettabile, generalmente. Esiste tuttavia almeno una situazione in cui questa cosa può avere un senso.

Il presente storico

Il presente storico, definito anche presente storico drammatico o presente narrativo, è una particolare forma d’espressione verbale legata all’enfasi della narrazione (quindi collegata ad una descrizione degli eventi) nella quale si usa il presente indicativo per fare riferimento a eventi anteriori al momento dell’enunciazione. 

Diario di Rorschach. 12 ottobre 1985. Stamattina carcassa di cane nel vicolo. Segni di gomma sullo stomaco squarciato.

è un preciso esempio di una narrazione degli eventi non attuale ma descritta come se la fosse.

È bene precisare che nessuna narrazione degli eventi può essere formulata al presente. Fosse anche di un solo istante, un racconto è sempre la descrizione di qualcosa che è già successo, quindi è sempre ambientata nel passato. Il presente storico carica l’enfasi narrativa e descrive gli eventi al presente pur sottintendendo (e continuando a descriverli) come ambientati nel passato.

La narrazione ambientata nel presente non esiste

Si tratta della nostra eccezione?

No. Giambertugo non crea una collocazione drammatica nel suo contestualizzarsi piccolo in forma presente. L’errore da lui commesso si ascrive invece alla condizione, da molti creduta corretta ma per niente tale, che, essendo stato piccolo ed essendosi evoluto alla forma di grande, egli abbia fatto propria la sua forma di piccolo inglobandola nel grande.

Il gioco dell’età

è un po’ come quando, chiedendomi se io abbia trent’anni (ne ho qualcuno in più), io rispondo di sì: giocando sul fatto matematico che avendo qualche anno in più ho sicuramente anche quelli, minori, che mi vengono chiesti. Comportandomi, cioè, come se la domanda avesse valore insiemistico e non, come realmente è, esclusivo (o ho trent’anni oppure non li ho).

E quindi?

si dice

No, da quando sono bambino, a meno che a pronunciarlo non sia chi è ANCORA bambino è sbagliato. A questo punto la domanda che dobbiamo porci è solo ma quanti anni pensa di avere Giambertugo?

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