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Tursi, sospeso tra le rocce del tempo

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Tursi, 250 metri s.l.m. in provincia di Matera, in Basilicata. Un piccolo comune, diviso in rioni, incastonato tra rocce marnose dalle antichissime origini, adiacente al fiume Agri e a Montalbano Jonico. E terra natale di Albino Pierro (1916 – 1995), poeta italiano celebrato in tutto il mondo.

Un territorio testimone di vita già nella prima età del ferro e nell’epoca di Pandosia, città della Magna Grecia lucana dell’VIII secolo a.C. Un’antichità raccontata dalla toponimia stessa: difatti, si ritiene che “Tursi” derivi da “Turcico”, nome di un uomo d’armi di origini bizantine comandante della zona, col tempo modificatosi in “Tursicon” e infine “Tursi”.

La zona in cui ora sorge Tursi fu inoltre spettatrice della celebre battaglia tra i romani e Pirro re d’Epiro nel III secolo a.C., il quale si accampò tra Heraclea e Pandosia. Con la distruzione di quest’ultima da parte di Roma, tra l’81 a.C. e il 72 a.C., al suo posto venne eretta la città di Anglona.

Tuttavia, anche Anglona subì una simile sorte alle mani dei Visigoti di Alarico, durante le scorribande barbariche del V secolo d.C. Per la nascita di Tursi si dovrà attendere l’VIII secolo d.C., con l’arrivo delle campagne belliche degli islamici. Dapprima con i Saraceni, i quali realizzarono la Rabatana, quartieri residenziali ora diventati una delle principali mete turistiche. E in seguito con i Bizantini, i quali allontanarono definitivamente l’impronta araba e svilupparono appieno il piccolo borgo, che vide un’ulteriore crescita con i Normanni dall’anno Mille.

Cosa visitare a Tursi

  • La Rabatana
    Raggiungibile dalla città con un servizio di autobus dedicato, la Rabatana è il più antico quartiere di Tursi e ospitava le abitazioni dei Saraceni. Per arrivare alla cima si deve percorrere un’antica scalinata in pietra chiamata “petrizze”, che si affaccia su un alto burrone sottostante.
    Oltre alle case odierne, che richiamano lontanamente quelle saracene, all’interno del rione si potranno vedere i resti delle prime abitazioni e dell’antico castello. Da qui è inoltre visitabile un antico frantoio ristrutturato, dal quale si gode di un panorama spettacolare.

  • Il castello
    Alcune parti del castello e dei cunicoli sotterranei sono rimasti intatti, ma l’edificio non è purtroppo più integro. Costruito dai Goti nel V secolo e abitato fino al XVI secolo, un tempo raggiungeva una superficie di oltre 5000 metri quadrati. Oggi, da piazza Maria SS. di Anglona si possono scorgere alcuni resti del suo antico splendore e al Museo Archeologico Nazionale Della Siritide di Policoro sono custoditi scheletri, tombe, monete, anfore e oggetti recuperati tra le sue mura.
  • Palazzo Pierro
    La casa in cui abitò il poeta Albino Pierro, nel rione San Michele. Dopo la sua morte, l’abitazione è stata trasformata nella “Biblioteca Pierro”, dove sono custoditi molti dei suoi libri e tutte le opere originali. Ospita inoltre il “Parco letterario Albino Pierro”.
  • Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore
    Costruita da monaci brasiliani tra il X e l’XI secolo, secondo la leggenda era collegata al castello tramite un cunicolo segreto. Purtroppo gli interventi di restauro avvenuti nei secoli hanno coperto il suo stile originale e oggi è caratterizzata da una facciata quattrocentesca, con interni in stile barocco originari dell’epoca. Degno di nota il trittico del XIV secolo raffigurante la Madonna col Bambino, attribuito al maestro di Offida di scuola giottesca.
  • Santuario di Santa Maria Regina di Anglona
    Eretto in stile romanico tra l’XI e il XII secolo come ampliamento di una chiesetta del VII-VIII secolo, dal 1931 è monumento nazionale. Si trova nella frazione di Anglona, tra i fiumi Agri e Sinni.
  • Convento di San Francesco d’Assisi
    Costruito nel 1441, è situato sulla cima di collina che domina il rione Santi Quaranta. Si tratta di una grande struttura, oggi monumento nazionale, abbandonata più volte nel corso dei secoli e definitivamente chiusa nel 1914. Il fascino dell’edifico è tuttavia da non perdere.

Cosa mangiare a Tursi

Come per tutte le regioni della nostra penisola, anche a Tursi non mancano, naturalmente, deliziose pietanze locali. E un frutto tipico: sulla Rabatana si possono notare numerose arance, frutto arrivato proprio con i Saraceni, da cui si produce anche la marmellata “gileppi”, composta da bucce di arance.

Influenzata dalla vita contadina, la cucina di Tursi fa largo uso di pane casereccio: “a pitta“, una specie di ruota piana, “u piccillète“, una sorta di ciambellone bianco”, e vari tipi di focacce come “a caccallèt“, che può essere sia dolce che salata.

Da non perdere anche i “frizzuli (o maccaruni) ca’ millica“, maccheroni lavorati col ferro a sezione quadrata e conditi con sugo di pomodoro e mollica di pane fritta. Oppure i “raskatelle pupàcce e pummidòre, ossia cavatelli col sugo di pomodori e peperoni freschi


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