Sconosciuta ai più eppure spesso presente sui nostri fornelli, l’acquafaba è un ingrediente essenziale della cucina vegana. Si tratta infatti dell’acqua di cottura di alcuni legumi, soprattutto ceci, fagioli cannellini, fagioli rossi o neri.
Questa sostanza un po’ vischiosa e solitamente scartata dopo la preparazione dei nostri piatti tradizionali a base di leguminacee, ha una proprietà sorprendente: trattata a freddo con delle fruste o con la planetaria si riesce a montare e quindi può egregiamente sostituire in molte ricette sia dolci che salate, gli albumi d’uovo montati a neve. Una volta lavorato col frullino il composto si presenta soffice, con una densità pannosa e si presta a moltissimi utilizzi.
Una scoperta recente, nessuno ci aveva mai pensato prima
È stato un ingegnere informatico statunitense: Goose Wohlt, nel 2015, a dare il nome “acquafaba” , unendo due termini latini aqua e faba (fave, fagioli) al liquido di cottura dei legumi, ma già l’anno prima il tenore francese Joel Roessel, sperimentando ricette vegane, aveva notato per primo come l’acqua dei ceci, sollecitata meccanicamente, producesse una singolare schiuma edibile. Da allora molti test culinari avrebbero consacrato questo umile elemento come un valido sostituto del più nobile uovo.
Il confronto nutrizionale con le uova
L’albume dell’uovo è costituita per il 90% da acqua e per il 10% da proteine; l’acqua o il liquido di governo dei legumi ( come viene chiamato il liquido dei legumi conservati in lattina) ha solo l’1% di proteine, non contiene lipidi, le calorie sono quasi nulle e le sue proporzioni di carboidrati, amidi e saponine creano un composto ideale per avere prestazioni molto simili a quelle dell’uovo e per conferire consistenza ai preparati. Le fibre, il potassio e le vitamine del gruppo B contenute nell’acqua di cottura, specialmente dei ceci, aiutano ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue e riducono il rischio di malattie cardiache. È quindi ideale per gli allergici o intolleranti alle proteine animali e per una dieta vegetariana, povera di grassi e di facile digeribilità.
Non solo in cucina anche l’ambito cosmetico è stato conquistato da questo formidabile ingrediente
Come abbiamo visto le ricette nelle quali utilizzare l’acquafaba sono molte e di vario genere: dalle meringhe, al pan di spagna, ai gelati, come anche alle torte salate o alla maionese. Ma le sue proprietà risultano benefiche e salutari anche in campo cosmetico. È infatti nella cura dei capelli, fini o danneggiati, che le caratteristiche emulsionanti e antiossidanti del liquido hanno trovato applicazione fuori dall’ambito culinario. Il suo utilizzo aumenta la resistenza del capello e la sua leggerezza, riparandone gli eventuali danni e nutrendo il cuoio capelluto.
Un elemento naturale, conosciuto da sempre e da sempre considerato uno scarto, si rivela così oggi, come un ingrediente eccezionale, a basso costo, di facile reperibilità e che possiede caratteristiche importanti non solo per la cucina vegana.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.