Che cos’è Dinner Club, il nuovo show di Prime Video?
Un Food Show? Non esattamente.
Un Travel Show? Sí, ma non solo.
Un Vip Reality Show? Anche.
Dinner Club è tutte queste cose insieme e molto altro.
È stato definito un food travelogue, ovvero un programma in cui si viaggia e si racconta il cibo locale, come tanti se ne vedono in giro. Ma Dinner Club possiede un plus, anzi due, anzi sette! Il primo è la presenza di chef Carlo Cracco, il cattivissimo indimenticato giudice di Masterchef. Il secondo è la presenza di sei supervip: Fabio De Luigi, Luciana Littizzetto, Sabrina Ferilli, Diego Abatantuono, Pierfrancesco Favino e Valerio Mastandrea che, senza il timore reverenziale che spesso viene riservato a Cracco, si siedono a tavola per mangiare, prendere in giro lo chef e cazzeggiare.
Struttura degli episodi
Ogni puntata prevede un viaggio organizzato da Cracco che parte in compagnia di uno dei vip, con mezzi di fortuna, verso varie località di un’Italia tutta da esplorare attraverso piatti tutti da scoprire. Le scene che raccontano il viaggio si alternano a quelle della cena che Cracco e il suo compagno di viaggio preparano per gli altri vip e consumano con loro. Le portate sono quelle assaporate in viaggio e riproposte da Cracco & partner per i suoi ospiti.
Fonte foto: dissapore.it
Nessuna speranza di comprendere le ricette per poterle ripetere, non è quello il senso dello show. Lo scopo è quello di informare il pubblico dove è possibile trovare e assaggiare la salama da sugo, la malandra, il cazzomarro lucano o la rafanata. Ma non solo: l’intento è principalmente quello di divertire il pubblico e farlo sentire parte di quella cena tra amici. Qui il cibo è solo un’espediente, uno strumento per unire e trascorrere del tempo in leggerezza, insieme, come manca a tutti da tempo.
Il personaggi
Gli attori interpretano semplicemente se stessi, in un’atmosfera di spontaneità e improvvisazione probabilmente studiate a tavolino, ma che risultano comunque genuine.
Come in ogni narrazione che si rispetti, vengono infatti rispettati dei ruoli. C’è il saggio bontempone (Abbatantuono), la svampita (Ferilli), l’idiosincratico (Mastandrea), la birbante (Littizzetto), il polemico (Favino), l’imbranato (De Luigi).
Lo stesso Carlo Cracco è un personaggio con caratterizzazioni particolari: a partire dal modo in cui mette il sale sulle pietanze, per finire col fatto che porta sempre con sé un rotolo di carta igienica.
Non troviamo più il crudele ed algido giudice di Hell’s Kitchen e Masterchef, che viene smontato puntualmente dall’ironia e le battute dei suoi commensali. Scopriamo, questa volta, in Cracco, un uomo autoironico, a suo agio nella convivialità, che non disdegna i piatti semplici della cucina povera e che apprezza la buona compagnia e il sorriso.
Fonte foto: gamelegends.it
Uno show moderno
Dinner Club si differenzia dai soliti food show per il tono con cui porta avanti la narrazione, che è quello della leggerezza, dell’intrattenimento ironico e frizzante. Nulla a che vedere con la staticità di programmi tradizionali di cucina in cui lo chef cucina e spiega la ricetta e tutti osservano sperando di poterla replicare. Non somiglia neanche ai talent show gastronomici in cui talentuosi aspiranti cuochi si fanno trattare male da chef stellati superstar. Molto lontano anche da ciò a cui sembra somigliare di più: i viaggi alla scoperta di cibi locali.
Diner Club risulta molto fresco non solo grazie al cast azzeccatissimo, ma anche per la vivacità con cui vengono presentati i contenuti. Molto si deve al montaggio che alterna le scene esterne a quelle interne magistralmente, con ritmo sostenuto, con le colonne sonore giuste e tempi veloci e sferzanti, proprio come in una serie tv di ultima generazione.
Tutto ciò fa di Dinner Club uno show moderno, al pari, per originalità e coraggio, forse solo a “LOL: chi ride è fuori” e “Celebrity hunted”, entrambe presenti su Prime Video, ma più spontaneo, schietto e divertito.
Classe ’84, laureata in lingue straniere e discipline dello spettacolo. Ama il cinema, le serie tv, il teatro, l’arte e la scrittura. Indossa spesso gli occhiali da sole “per avere più carisma e sintomatico mistero”.
Ha scritto due fumetti (“I Voccapierto’s – Le Origini” e “I Voccapierto’s – Back to the Vocca”) e ogni tanto insegna quel poco che ha imparato in giro. Il resto del tempo aspetta che suo figlio si addormenti per leggere un libro.