Fonte foto: Blasting News
Il Natale, oltre a essere un momento di grande gioia, è quello in cui gli abbonamenti delle palestre prendono polvere e le tavole si riempiono di qualsiasi tipo di cibo.
In ogni regione e in ogni casa i menu sono i più disparati: aperitivi, antipasti (almeno 6), primi (almeno due), Diger (in quantità), secondi di carne e pesce, ancora Diger (dio salvi il Diger); tutto questo contornato da vini, spumanti e infine il dolce. Esulandoci dalla ormai millenaria lotta fra chi ama il panettone e chi il pandoro, sulle tavole vengono proposti dolci fatti ad hoc per Natale, magari della tradizione della nostra regione.
I dolci
In Sardegna, il via libera alla frutta secca lo danno due dolci: i Pappassini e il Su Pan’e Saba:
Il Pappassino (Papassinu o Papassina) è un dolce tipico della tradizione sarda. Il nome deriva da un vocabolo ”Papassa” che significa uva sultanina. Tradizionalmente sono preparati per la ricorrenza di Ognissanti, ma si mangiano sempre anche a Natale. Fatti da un impasto di pasta frolla, uva passa, mandorle, noci e scorza di limone (o arancia) grattugiata, spezie e miele. Questo dolce ormai, per via della numerosa richiesta, è facilmente reperibile in tutti i supermercati durante tutto l’anno.
Più difficile da trovare è Su Pan’e Saba, ovvero il Pane di Sapa. Dolce invernale da forno di antichissima tradizione, preparato per queste occasioni speciali. La ricetta richiama immagini della mia infanzia e la cucina delle nonne. Il tiepido inverno sardo, il fuoco nel cammino e i profumi dei dolci che preparavano. Nel passato era un “pane” impastato con la sapa che lo rendeva dolce e che poteva essere consumato alla fine del pasto.
Ogni zona della Sardegna ha la sua ricetta tradizionale, modificata ed arricchita con noci, nocciole, uva passa e aromi, come scorza di limone, d’arancia o semi d’anice. La sapa si ottiene dal mosto d’uva che viene fatto bollire per circa 8-10 ore a fuoco lento finché non diventa uno sciroppo denso e di colore scuro.
“Pane, suighelu bene, et coghelu male, dalu a su cane; suighelu male et coghelu bene dalu a quie queres“.
(Il pane se lo impastate bene e lo cuocete male datelo al cane; se lo impastate male e lo cuocete bene datelo a chi volete bene).