Fonte foto: cookist.it
Avete mai sentito parlare degli spaghetti alla chitarra? No, non è un modo alternativo di cucinare gli spaghetti, ma un vero e proprio formato di pasta originario dell’Abruzzo, così chiamato per via del curioso strumento che si utilizza per realizzarli. Essi, conosciuti anche come tonnarelli, sono preparati con semola di grano duro, uova e un pizzico di sale, e vengono creati grazie alla chitarra, che deve il suo nome alla somiglianza con il famoso strumento musicale: presenta infatti delle corde metalliche, distanti tra loro circa 2-3 millimetri, con le quali si taglia la pasta attraverso l’utilizzo del mattarello. Simili ai classici spaghetti, si differenziano da loro grazie alla caratteristica sezione quadrata ed inoltre presentano una superficie particolarmente rugosa, la quale permette l’accompagnamento di sughi corposi.
Ma come sono nati?
Gli spaghetti alla chitarra nacquero in Abruzzo all’inizio del 1500. Essi venivano creati grazie all’utilizzo del ruzzolo, un particolare mattarello di ferro, e all’epoca erano conosciuti come “Maccheroni a lu Rentrocele”. Successivamente, nella seconda metà del 1700, il ruzzolo venne sostituito da un nuovo strumento, chiamato maccharunare. Esso era costituito da un telaio rettangolare in legno e da delle corde di ottone e a partire dal 1800 si prese l’abitudine di chiamarlo chitarra.
Come gustarli al meglio
Come già accennato, gli spaghetti alla chitarra sono perfetti per essere abbinati a sughi corposi, grazie alla loro superficie rugosa e alla loro forma curiosa. Molto buoni con zucchine e stracchino, si possono sposare anche con gamberoni e prosecco o, in stagione invernale, zucca e funghi porcini. Ma non mancano nemmeno i condimenti di mare, come ad esempio il classico scoglio, con crostacei e molluschi. Se poi siete curiosi di gustarli come da tradizione abruzzese, vi consiglio gli spaghetti alla chitarra con le pallottine, ovvero polpette molto piccole preparate con carne di manzo e sugo di pomodoro. Ecco cosa ci occorre per prepararli.
Ingredienti per 4 persone
- 500 g passata di pomodoro
- 300 g polpa di manzo macinata
- 200 g farina 0
- 200 g farina di grano duro rimacinata
- 60 g formaggio grattugiato
- 40 g mollica di pane
- 4 uova
- zucchero q.b.
- noce moscata q.b.
- latte
- aglio
- cipolla bianca
- olio extravergine di oliva q.b.
- sale q.b.
Preparazione
Mescoliamo le farine, impastiamole con le uova e facciamo riposare il composto, dopo averlo coperto, per almeno mezz’ora. Dopo aver infarinato il piano di lavoro, stendiamo l’impasto, ottenendo una sfoglia di 2 mm di spessore. Mettiamo la sfoglia sulla chitarra e premiamola bene contro le corde, con l’aiuto di un matterello. Allarghiamo gli spaghetti su di un vassoio e spolveriamoli con un po’ di farina di grano duro.
Soffriggiamo ora mezza cipolla tritata e uno picchio di aglio schiacciato con 3 cucchiai di olio, per 2-3 minuti. Aggiungiamo la passata di pomodoro, una tazzina di acqua, sale e un pizzico di zucchero e facciamo cuocere per 25-30 minuti. Mettiamo la mollica di pane in 5 cucchiai di latte, strizziamola bene e uniamola alla carne macinata e al formaggio grattugiato; aggiungiamo la noce moscata, sale, pepe e mescoliamo. Formiamo adesso le nostre pallottine che devono avere la dimensione di un’oliva e lasciamo cuocere in una padella con 4 cucchiai di olio caldo. Condiamo le pallottine con la metà del sugo di pomodoro. Cuociamo gli spaghetti alla chitarra in acqua bollente salata per 4-5 minuti e poi scoliamoli al dente, condendoli con il sugo di pomodoro rimasto. Ora impiattiamo, aggiungiamo le pallottine e condiamo con pecorino grattugiato e pepe.
Buon appetito!
Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.