I Still Haven’t Found What I’m Looking For è un pezzo di grande successo degli U2 e dal profondo significato degli U2, band irlandese di Bono Vox. Scopriamola insieme.
In un video in bianco e nero, sugli echi di una chitarra, entra un canto che sa di lamento, mentre un direttore d’orchestra batte il tempo a mezz’aria con un braccio per mantenere a tempo lo schiocchiare di cinquanta dita nere. Siamo in una chiesa, siamo a Harlem. Non siamo alla registrazione di Amazing Grace di Aretha Franklin. Invece siamo negli anni ’80, il cantante è sorprendentemente bianco, e la canzone è I Still Haven’t Found What I’m Looking For.
Che anni, gli anni ’80
Fonte immagine: anni80.net
Per chi ha vissuto negli anni ’80 gli anni dell’adolescenza, degli amori e della scoperta della vita adulta e, come dirà la Ferrante, anche delle vita bugiarda degli adulti, di quando si scopre che il mondo ideale in cui pensavamo di vivere è in realtà un vero e proprio casino, quando non un casinó, dove il compromesso e le contraddizioni sono la regola e non l’eccezione. Per fortuna è anche il decennio delle scoperte musicali, e che musica: dopo l’estremismo degli anni ’70 seguí un periodo di disimpegno sull’onda dell’edonismo regananiano, qualunque cosa significhi.
E così chiunque aveva un microfono inizio a cantare e noi fummo invasi da Madonna e Cyndi Lauper, dai Duran Duran, gli Spandau ballet e gli Europe. Per fortuna mi consolavo con i Queen, Bowie, il Boss, e gli U2. Ah gli U2!. Al bar Vittoria di Pavia mentre sorseggiavo una pinta di McFarlane rossa, che doveva durare tutta la sera per ovvi motivi di budget, si guardavano due video: The Wall e il live degli U2 a Red Rocks in Colorado. Quella batteria militare a segnare il tempo di una guerra silente ma sanguinosa dove la meta della libertà, la Londra del melting pot, occupava e uccideva persone anche di domenica, quella maledetta domenica di sangue.
Under a blood red sky
Fonte immagine: https://www.u2.com/
Pensavo fosse un gruppo di ribellione, ma Bono disse “this is not a rebel song“. Le canzoni degli U2 sono spesso più spirituali di quanto di possa immaginare. Nel 1987 arriva la bomba. Tra l’ennesimo processo vergogna (quello di piazza Fontana) e l’unificazione della corona dei pesi massimi a opera di un certo Mike Tyson che stende Tony Tucker. Tra la vittoria di “Si Può dare di più” al festival di Sanremo e Il terzo governo della Thatcher, il giorno del mio compleanno, allo stadio Alberto Braglia di Modena, il gruppo irlandese che si spaccia per una rock band, ma invece fa una musica strana, melluosa, tra gli infiniti effetti di The Edge le posture di Bono e una batteria militare, porta il proprio tour e l’album The Joshua Tree in Italia. Il loro disco di maggior successo. E I still haven’t found what I’m looking for è la seconda canzone dell’album.
Dal profondo del cuore
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Una canzone che colpisce dritto al cuore, nata e concepita come un Gospel, tranne che non suona come un Gospel. Per quello dovremo aspettare l’album successivo ”Rattle and Hum” che grazie al canto di un coro gospel diventa un pezzo dall’anima ancor più blues e nera. E come diceva Jimmy Rabbitte ai suoi The Commitements:
“The Irish are the blacks of Europe. And Dubliners are the blacks of Ireland. And the Northside Dubliners are the blacks of Dublin. So say it once and say it loud, I’m black and I’m proud.”
“Gli irlandersi sono i Neri d’europa. E i Dublinesi sono i Neri dell’Irlanda. E quelli di Dublino nord, sono i Neri di Dublino. Quindi gridiamolo una volta per tutto: sono Nero e ne sono fiero”. Eccoli di U2 di “I still haven’t found what I’m looking for”.
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Ora ci sono due canzoni nella mia testa. La canzone degli U2 suonata insieme al coro gospel, che parla della ricerca della fede. “Non ho ancora trovato quello che sto cercando” canta Bono nel video originale filmato nella Fremont Street a Las Vegas. I quattro musicisti vengono ripresi mentre camminano per strada abbracciando uomini e donne di diverse razze e religioni. Bono e compagni, seguiti da un gruppo di persone, cantano la canzone, mentre The Edge suona la sua chitarra.
Fonte immagine: https://www.youtube.com/watch?v=e3-5YC_oHjE
Eppure la canzone tracima la ricerca della fede, che in fondo è ristretta a un numero esiguo di persone. Esce dal confine del divino descritto in un libro ed entra nell’anima incompiuta delle persone. Un’anima che come un puzzle va composto a ogni passo, scalando la montagna della conoscenza e attraversando i campi del dolore. Correndo e cadendo, baciando e bruciando, sentendo il desiderio della stessa carne. Ci ho provato a liberarmi dalle catena del mio rimorso, dalla vergogna di essere imperfetto. Ci ho provato, ma non posso fare nulla di più che accettarmi per quel che sono. Speravo bastasse a placarmi, ma la verità è che non ho ancora trovato quello che sto cercando. Davvero, non l’ho ancora trovato.
Per scoprire tutti i misteri delle canzoni, segui la rubrica TeLaSpiegoIoLaCanzone: ne parliamo Qui e Qui sempre su Hermes Magazine
Il testo
I have climbed the highest mountain
I have run through the fields
Only to be with you
Only to be with you
I have run – I have crawled
I have scaled these city walls
These city walls
Only to be with you
But I still haven’t found what I’m looking for
But I still haven’t found what I’m looking for
I have kissed honey lips
Felt the healing fingertips
It burned like fire
This burning desire
I have spoke with the tongue of angels
I have held the hand of the devil
It was warm in the night
I was cold as a stone
But I still haven’t found what I’m looking for
But I still haven’t found what I’m looking for
I believe in the kingdom come
Then all the colours will bleed into one
Bleed into one
But yes, I’m still running
You broke the bonds and you loosed the chains
Carried the cross of my shame
Of my shame
You know I believe it
But I still haven’t found what I’m looking for
But I still haven’t found what I’m looking for
Antonio Di Cesare, classe 68, lavoro nel mondo dell’informatica. Negli anni ’90 pubblico articoli tecnici e di costume sul mondo ‘nerd’ su alcune riviste specializzate. Recentemente riscopro il piacere di scrivere in una dimensione più intima, quasi come strumento terapeutico, per cercare, per chiarire. E per esibire me stesso.