La Resistenza è definita da alcuni Resistenza Italiana, da altri Resistenza Partigiana, ma io credo che basti la parola Resistenza a definire quello che successe in Italia dopo l’armistizio di Cassibile. Il 3 settembre 1943 l’Italia firmò la resa incondizionata agli alleati rompendo l’alleanza con la Germania nazista di Hitler che, improvvisamente divenne il nemico.
Furono diversi i movimenti politici, militari e popolari che si unirono a formare la Resistenza che, a fianco dei nuovi alleati, combattè la guerra di liberazione italiana dalla Germania nazista che appoggiata dalla Repubblica Sociale Italiana, voleva conquistare il nostro Paese. Ciò che ha caratterizzato il movimento della Resistenza in Italia è stato l’impegno unitario di molti schieramenti talora anche molto diversi politicamente (comunisti, azionisti, monarchici, socialisti, democristiani, liberali, repubblicani, anarchici, addirittura diversi parroci) ma tutti riuniti nel Comitato di Liberazione Nazionale. Negli anni successivi molte canzoni vennero scritte per ricordare quella valorosa lotta e ancora oggi sono note come i canti della Resistenza.
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1. Fischia il vento
Scritta da un partigiano, Felice Cascione (nome di battaglia Megu), a Bologna prima dell’8 settembre 1943. La sua melodia, che fu tanto usata durante la Resistenza, è quella della canzone russa Katjuša dedicata a una ragazza sofferente per la lontananza dal suo amato che sta combattendo al fronte. La canzone Fischia il vento era l’inno ufficiale di tutte le Brigate Partigiane Garibaldi. Lo storico Roberto Battaglia indica questa canzone come la più nota e importante nella lotta italiana di Liberazione. Fischia il Vento fu cantata per la prima volta a Curenna, frazione di Vendone in provincia di Savona nel Natale del 1943. Poche settimane dopo Felice Cascione morì in battaglia.
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2. Io ero Sandokan
Questa canzone è stata scritta nel 1974, quando la Resistenza era finita da alcuni decenni, e costituiva il tema musicale del film C’eravamo tanto amati di Ettore Scola con Stefania Sandrelli, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Stefano Satta Flores. È una canzone sulla Resistenza e se provate ad ascoltarla ad occhi chiusi vi sembrerà di vedere quegli uomini e quelle donne che marciavano uniti lottando per un domani migliore. Ovviamente questa canzone non fu mai cantata dai Partigiani essendo stata composta appositamente per il film da Scola, per il testo, e da Armando Trovajoli per la parte musicale. Forse l’essere stata composta da due uomini di genio la rese quasi più vera di altre. Radici nel cemento ne fecero anche una versione ska.
3. Oltre il ponte
Anche questo brano fu scritto a guerra finita. Lo compose Italo Calvino nel 1958 e lo musicò Sergio Liberovici nel 1959. La canzone racconta di un ex partigiano che narra ad una immaginaria nipotina le sue avventure negli anni della Resistenza rammaricandosi che i giovani non siano interessati sufficientemente alla storia. Nemmeno a quella recente e così tanto importante per il nostro Paese. Nel 2005 i Modena City Ramblers riproposero questo brano all’interno del loro album, Appunti Partigiani, assieme a Moni Ovadia utilizzando come base la musica tradizionale irlandese The Blacksmith.
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La pianura dei sette fratelli
Una ballata scritta dai fratelli Severini (GANG) sulla vicenda di una tipica famiglia della campagna reggiana: la famiglia Cervi. Una famiglia famosa per la dedizione al lavoro, per la fede cristiana e soprattutto per la fede antifascista. Dopo l’8 settembre 1943 nella loro casa diedero ospitalità a chiunque avesse bisogno intrecciando relazioni anche con i combattenti per la libertà. I sette figli maschi pagarono con la vita la loro militanza. Il 28 dicembre del 1943 furono fucilati tutti assieme al poligono di tiro di Reggio Emilia. Anche questa canzona fu riproposta dai Modena City Ramblers nel loro album Appunti Partigiani.
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Bella Ciao
Non poteva certamente mancare il brano che è diventato il più conosciuto e simbolico della Resistenza Italiana. La versione odierna non è presente in nessun documento antecedente il 1950. La prima pubblicazione sembra essere avvenuta sulla rivista La Lapa nel 1953 ma la massima diffusione si fa risalire al Festival di Spoleto del 1964 in cui fu cantata la versione di Yves Montand della ballata che noi tutti conosciamo e associamo al movimento Partigiano. In realtà fu presentata al Festival dei Due Mondi come canzone sia delle mondine che dei Partigiani. Una canzone che poteva tenere insieme le varie anime politiche della lotta di liberazione nazionale ed esser cantata a conclusione del congresso DC che elesse come segretario l’ex partigiano Zaccagnini. Una canzone della quale Giorgio Bocca scriveva:
«Bella ciao … canzone della Resistenza, e Giovinezza … canzone del ventennio fascista … Né l’una né l’altra nate dai partigiani o dai fascisti, l’una presa in prestito da un canto dalmata, l’altra dalla goliardia toscana e negli anni diventate gli inni ufficiali o di fatto dell’Italia antifascista e di quella del regime mussoliniano … Nei venti mesi della guerra partigiana non ho mai sentito cantare Bella ciao, è stata un’invenzione del Festival di Spoleto.»
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La scelta di definire Bella Ciao un Canto Partigiano nacque dall’esigenza di un testo che esprimesse valori universali di libertà e opposizione alle dittature e alla guerra senza riferimenti politici o religiosi così da unire le diverse anime antifasciste che avevano lottato insieme contro l’invasor.
Oggi Bella Ciao è universalmente riconosciuta come il canto della Resistenza e lo sentiamo perfino nelle piazze iraniane dei nostri giorni per quanto qualcuno in Italia la definisca una canzone divisiva. Buon 25 aprile!
Monica Giovanna Binotto è un nome lungo e ingombrante ma è il mio da 57 anni e ormai mi ci sono affezionata. Ho sempre amato leggere. Fin da bambina. E anche scrivere, ma senza mai crederci veramente. Questo mi ha aiutato negli studi. Ho una laurea in Economia e Commercio e una in Psicologia dello Sviluppo. Da cinque anni faccio parte di un gruppo di lettrici a voce alta, le VerbaManent, con il quale facciamo reading su tematiche importanti sempre inquadrate da un’ottica femminile e mi occupo di fare ricerche e di scrivere e assemblare i copioni. Negli ultimi due anni, per colpa o merito di questa brutta pandemia che ci ha costretti in casa per lunghi periodi, ho partecipato a diverse gare di racconti su varie pagine Facebook e mi sto divertendo tantissimo anche perché ho conosciuto tante belle persone che condividono i miei stessi interessi.