Sanremo 2023: la finale tra top e flop

Lo sentite anche voi quel senso di smarrimento? Un jet lag manco fossimo rientrati in Italia dopo una settimana da una località esotica? I paesaggi di sabbia e palme le avremo incrociate su uno schermo, lì in quel mondo parallelo i cui confini hanno assunto le sembianze di cuscini e divani sformati.

Sanremo 2023 finisce qui. Il traguardo, seppure a fatica, l’abbiamo raggiunto. Le chat stanno per essere abbandonate. Oggi, tra il pigro e il soddisfatto, gli pseudo-esperti e critici musicali occasionali sparano le loro ultime cartucce per poi ritornare nell’ombra dei social, quelli che usano saltuariamente come spioncino sulle vite altrui.

La finale di Sanremo è, vuoi o non vuoi, quella festività che raduna parenti in là con l’età e cugini sopra le righe sul palco e scettici o appassionati a casa. Un Natale di intrattenimento senza limiti anagrafici, tra polemiche e scontri generazionali. Anche quest’anno, il nostro 26 di dicembre è il giorno dopo, è la domenica dei bilanci e delle osservazioni. Cosa è successo ieri?

I top

Un’esclusiva mondiale ha spettinato neofiti e sconvolto i fan della prima ora: i Depeche Mode arrivano all’Ariston per la prima volta in due (il terzo componente ci ha purtroppo lasciati qualche mese fa), per presentare dal vivo il singolo che anticipa l’album Memento Mori  in uscita a marzo. Dave Gahan è una calamita e tu da casa non fai altro che ammirarlo come si fa con quegli esseri che di umano forse hanno ben poco.

E così campi di rendita con quello stupore e procedi con la maratona di canzoni che inconsapevolmente ti sono diventate talmente familiari da dispiacertene del distacco futuro. All’ennesimo ascolto ti senti di promuovere a pieni voti gran parte dei pezzi. Pare di conoscere i cantanti tutti personalmente e li supporti ed incoraggi come fa Morandi. Poi salgono sul palco gli Artisti che scriverne solo l’iniziale in maiuscolo sarebbe riduttivo. Ed è così che ridimensioni il tutto.

Gino Paoli e quel curioso aneddoto

Gino Paoli arriva sul palco, si avvicina al microfono ed è un pericolosissimo alternarsi di emozioni e danni. Lui con una pallottola vicino al cuore (ricordo di un folle tentativo di suicidio) commuove con i suoi grandi classici e diverte con quella totale assenza di filtro tra pensiero e la parola. Bella eh “Il cielo in una stanza” ma vuoi mettere l’aneddoto di Little Tony e le corna plurime da gestire?

 

 ANSA/ETTORE FERRARI

Ornella Vanoni

A metà serata siamo tutti Ornella Vanoni, che pur non avendo fatto alcunchè, è già stanca. Ma la classe, l’ironia e quella minaccia a Fedez in prima fila, di averne anche per lui delle parole, fa impallidire il cantante, incuriosire il pubblico e impanicare Amadeus e Morandi, incapaci di gestire quel fiume in piena. “L’appuntamento” vale tutta la serata della finale.

La rivincita di Grignani

In occasione della finale, Gianluca Grignani regala alla platea una performance impeccabile. Ti meravigli che si capiscano tutte le parole e ti emozioni ancora di più. Un momento di rivalsa meritato.

I flop

L’eleganza, la compostezza di Amadeus e Morandi e, perchè no, della Ferragni trovano un acerrimo nemico nell’artista di punta della comunità LGBTQ+, Rosa Chemical. In bilico tra il messaggio inclusivo e la rozzezza più bieca. Per la finale, quella che fino ad allora era stata l’esibizione da amore libero con cui potevi anche ironicamente simpatizzare, si è trasformata in un momento di imbarazzante bassezza. Si cammina sul filo del divertimento, della decenza, per poi precipitare nell’insulso burrone del volgare, come un vestito il cui spacco viene di proposito spostato quel centimetro di troppo. Un bacio e un twerking non richiesto, probabilmente frutto dell’improvvisazione di chi, più che veicolare un messaggio, aveva intenzione di mettere in scena un rivoltante teatrino acchiappavoti. Fedez coinvolto per caso o meno, si mostra imbarazzato, poi complice e ancora una volta in difficoltà. Tornato alla sua poltroncina in prima fila tra suocero e suocera, stavolta sa di averla combinata grossa. Chiara Ferragni non perdonerà che il marito le abbia offuscato, con tanta trasgressività gratuita, i preziosi e apprezzabili messaggi delle due serate.

La classifica e il podio

È notte fonda: l’unico pensiero è quello di scongiurare una possibile vittoria di Ultimo, scommettendo sulla sua pazza reazione in conferenza stampa.

Si fanno congetture sull’ipotetica presenza all’Eurovision di questo o quell’artista. Mengoni, il favorito da prima che cominciasse il Festival, continua ad esserlo. Gli altri quattro finalisti che l’affiancano sono Ultimo, Mr Rain, Lazza e Tananai. Tutti, aldilà di soggettivi gusti musicali, si sono resi protagonisti di questa 73esima edizione di Sanremo.

Mancano poco più di 10 minuti alle 3. Marco Mengoni vince il Festival con il suo pop più classico, portando con sè quel soul nella vocalità e l’architettura di un pezzo che più Sanremese non si può. Pur consapevole della possibilità di salire sul gradino più alto del podio, Mengoni mantiene fede alla sua innata sensibilità e si commuove: ti viene da dire che la vittoria sia ancora più meritata.

Al secondo posto, la contemporaneità di Lazza, quella che molto probabilmente all’Eurovision avrebbe sbaragliato la concorrenza e poi ancora la ballad strappalacrime di Tananai e in un declino emotivo a scalare, Mr Rain e Ultimo. Alziamo le spalle. “Sò gusti”.

 

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I Coma Cose vincono meritatamente il Premio Bardotti per Miglio Testo.

Colapesce Dimartino si aggiudicano Premio della critica Mia Martini e  premio Sala Stampa Lucio Dalla. Comunque sia andata (e cioè fin troppo bene per il televotante medio), “Pensatevi vincitori“.