Scoppio del Carro a Firenze - Firenze Made in Tuscany

Firenze: lo scoppio del Carro, una tradizione antica

Fonte foto: Firenze Made in Tuscany

Lo Scoppio del Carro, a Firenze fa parte di quelle tradizioni di cui è ricca la meravigliosa città toscana.

La storia

La celebrazione risale addirittura alla prima Crociata. Narra la leggenda che il capitano Pazzino di Rinieri de’ Pazzi,  fiorentino di nascita, tornò dalla missione a Gerusalemme portando con sé tre pietre del Santo Sepolcro. Erano un riconoscimento al suo coraggio in battaglia, che proprio lo stesso Goffredo di Buglione gli aveva donato. Un premio a colui, Pazzino, che aveva issato la bandiera dei Crociati, salendo per primo sulle mura di Gerusalemme.

Le tre pietre esistono ancora e sono gelosamente conservate nella chiesa dei Santi Apostoli. Vengono usate, una volta all’anno, per accendere con una loro scintilla, il cero della Pasqua che rimane acceso fino alla Pentecoste.

Fin dalla sua primaria celebrazione, il fuoco del cero veniva distribuito al popolo, che poteva riceverlo grazie a un carro che percorreva le vie della città. La risposta religiosa convince la famiglia Pazzi a fare ancora di più per celebrare l’evento. Nel 1494 fu realizzato un carro più importante, nelle dimensioni e nelle decorazioni e ad oggi è ancora la sua imponenza a mostrarsi agli occhi dei fiorentini e delle migliaia di turisti che accorrono per assistere alo spettacolo in piazza del Duomo.

L’attualità

Le tradizioni a Firenze si incrociano e si attraversano. Così sono i figuranti del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina che, la mattina di Pasqua, scortano il Brindellone, il grande carro che tentenna nel suo cammino (d’altra parte l’attuale manufatto è stato costruito nel 1765) , dalla sua sede di “riposo” in via Il Prato, più esattamente al numero 48, lungo le strade di Firenze, fino ad arrivare a posizionarsi esattamente tra il Battistero e il Duomo. Una nota di colore: Brindellone (o anche Brinzellone), in Toscana, ha il significato di una persona trasandata, non troppo “vispa”, ma indica anche una persona alta, grossa e maldestra nel muoversi.

Trainato da quattro bovi bianchi, tutti infiorati a festa, raccoglie le grida e il saluto dei fiorentini che si raccomandano per il buon esito del pronostico che, di lì a poco, andrà a novellare.

Alle undici della mattina di Pasqua, mentre i cantori intonano il “Gloria in Excelsis Deo” si accende la miccia della Colombina (ovviamente una rappresentazione totalmente meccanica) che, partendo dall’altare maggiore del Duomo, percorre, appesa a un filo metallico, la distanza dall’altare al carro. Arrivata al Brindellone incendia i mortaretti che si trovano sulla sommità: quello è lo scoppio del Carro e, in modo simbolico, la distribuzione del fuoco del cero al popolo.

La predizione

L’arrivo della colombina sul carro dà il via a 20 minuti di scoppi, accompagnati dal sottofondo delle campane che suonano a distesa. Poi c’è il viaggio di ritorno: se la colombina tornerà all’Altare Maggiore sarà di buon auspicio per l’anno futuro. In tempi passarti si assegnava al fatto anche la previsione di buoni raccolti. Ma se il volo della colombina dovesse fermarsi … allora la delusione si alzerà nell’aria con le voci e le urla del popolo deluso e spaventato.

Per i non toscani ricordiamo solo che nel 1966 la colombina non ritornò all’Altare Maggiore. Il 4 novembre di quell’anno Firenze fu invasa dalle acque dell’Arno e l’alluvione fu devastante.