Madama Butterfly – una tragedia giapponese scritta da Puccini per la regina Elena Montenegro

La prima

Il 17 febbraio 1907 l’opera di Puccini fa il suo esordio in scena al teatro La Scala di Milano. Non è solo il soggetto ad essere innovativo: infatti, sin dal primo scambio di battute, gli attori interagiscono con la scenografia in modo fresco e curioso. Come quando Goro dice: “fa scorrere una parete” e con stupore Pinkerton risponde: “Soffitto… E pareti…”, ed il primo replica con un: “Vanno e vengono a prova, a norma che giova, nello stesso locale alternar nuovi aspetti ai consueti”.

Da crisalide a Madama Butterfly

Puccini scopre e si invaghisce di questo soggetto in Inghilterra quando, nel 1900, assiste ad uno spettacolo in un teatro di Londra. Qui vede una versione in un unico atto e la sua creatività inizia ad elaborarlo.

Originariamente in due atti, Madama Butterfly viene rielaborata e presentata da Puccini come una tragedia giapponese in tre atti.

Confeziona questa opera per dedicarla alla regina Elena di Montenegro. I motivi possono essere più di uno: la regina era una donna forte, dedita alla famiglia, intelligente e con una fede smisurata.

La sua dedizione verso i valori che le stanno a cuore la rendono una figura iconica, forte e rispettata, una di quelle immagini indelebili che sanciscono la storica formazione di quell’Italia sabauda che aveva confini molto diversi da quelli attuali. Volontaria sempre in prima fila per i bisognosi, mecenate e amante dell’arte, poetessa, studia medicina e le riesce così bene da riceve una laurea d’onore.

Anche se i loro destini sono molto diversi, Madama Butterfly ha la stessa audacia della regina, ha una forte fede e, infine, la sua forza è gentile ma non condizionabile.

Fonte foto: FermataSpettacolo.it

Trama

Butterfly sposa un un tenente della marina americana ma, acconsentendo al matrimonio con uno straniero, viene ripudiata dall’intera famiglia.

Questo però non importa a “Butterfly (trae Pinkerton in disparte e con rispettosa confidenza gli dice) Ieri son salita tutta sola in secreto alla Missione. Colla nuova mia vita posso adottare nuova religione. Dirvi ben non saprei se del bene o del mal chiaro discerno: noi preghiam mille Dei, voi pregate un sol Dio grande ed eterno. Lo zio Bonzo nol sa, nè i miei lo sanno, (con paura) nè i miei lo sanno. Io seguo il mio destino e piena d’umiltà al Dio del signor Pinkerton m’inchino. Per me spendeste cento yen, ma vivrò con molta economia. E per farvi contento potrò quasi obliar la gente mia. (va a prendere le statuette) E questi via! (troncando la nota e facendo atto di paura d’essere stata udita dai suoi parenti. Nasconde gli Ottoké) […]

Butterfly (si reca in un angolo al fondo e fa cautelosamente la sua toeletta da notte, levandosi la veste nuziale e indossandone una tutta bianca; poi siede su di un cuscino e mirandosi in uno specchietto si ravvia i capelli) Quest’obi pomposa di scioglier mi tarda; si veste la sposa di puro candor. Tra motti sommessi sorride e mi guarda. Celarmi potessi! Ne ho tanto rossor! Pinkerton (guarda Butterfly dondolandosi sulla poltrona) Con moti di scoiattolo i nodi allenta e scioglie!… Pensar che quel giocattolo è mia moglie. Mia moglie! (sorridendo) Ma tal grazia dispiega, ch’io mi struggo per la febbre d’un subito desio. (alzandosi, poco a poco s’avvicina a Butterfly) Butterfly E ancor l’irata voce mi maledice… Butterfly rinnegata… rinnegata… e felice”.

Ma si tratta di una tragedia e come tale termina. Anche se legato dal vincolo del matrimonio questo amore sopravvive solo nel cuore con più valore. Potete trovare l’intero libretto dell’opera qui.