Roma caput mundi, ma anche caput theatri, se è vero, come è vero, che l’elenco dei suoi teatri è arrivato a raggiungere la non trascurabile cifra di 200 voci! D’altronde, a Roma i teatri sono di casa fin dall’antichità, non per niente un (anfi)teatro come il Colosseo ne è diventato il simbolo universalmente conosciuto – pur se ospitava spettacoli di genere ben diverso dalle rappresentazioni teatrali.
Nel corso della sua storia millenaria, la capitale ha visto nascere – e spesso, anche, morire – innumerevoli realtà dedite all’arte della recitazione e molte tra queste sono tuttora presenti, ormai talmente radicate nell’animo della città da esserne diventate parte integrante e tratto distintivo.
In particolare, cinque sono i teatri di Roma emblematici al punto da essere imprescindibili per chiunque voglia poter affermare di conoscere la città eterna.
- Il Teatro Centrale
A pochi passi da piazza Venezia, il Teatro Centrale è da oltre due secoli un polo culturale di altissimo livello, dove si sono esibiti artisti del calibro di Ettore Petrolini, Aldo Fabrizi, Eduardo De Filippo, Alberto Sordi, per citarne solo alcuni tra i tanti. Al passo con i tempi, la sua ultima trasformazione lo vede diventare una piattaforma polifunzionale che racchiude in un’unica location un hub all’avanguardia ad uso della produzione video musicale dei migliori professionisti e creativi del settore; una sala per gli spettacoli di un pubblico esigente e interessato alle novità; una galleria d’arte; una radio web; un cinema d’essai; una sala concerti e conferenze; e insomma, chi più ne ha più ne metta per coprire tutta la gamma della creatività contemporanea.
I primi spettacoli in cartellone annunciati sono, per il momento, il concerto di Fasma il 5 novembre prossimo, quello di Elodie il 6 e Michele Bravi a inizio dicembre.
- Il Teatro Argentina
Uno dei più antichi, risalente addirittura all’epoca dell’Imperatore Augusto, ha al suo interno anche un Museo Storico che testimonia il ruolo fondamentale avuto da questo teatro nella vita della città, ma non solo. Anche a livello internazionale l’Argentina è noto, ed è stato pure immortalato nelle pagine di Proust, che descrive i suoi palchetti come “piccoli salotti sospesi”.
La sua programmazione, alternativa e estremamente stimolante, vede a metà settembre 2021 Nehanda, progetto performativo della coreografa e performer Nora Chipaumire, con il sostegno dell’Ambasciata Americana a Roma.
Inaugurato nel 1949 e definito “la Scala della commedia musicale italiana”, il Sistina è talmente presente nella storia culturale romana e italiana da non necessitare ulteriori presentazioni. Va però ricordato che, come moltissimi altri teatri, privati ma non solo, piccoli e grandi, anche un mostro sacro del mondo dello spettacolo italiano non è rimasto immune dalla strage causata in quest’ambito dal Covid e le conseguenti chiusure. Rimasto fermo a lungo, il Sistina dovrebbe riaprire le porte quest’autunno, il 28 ottobre per la precisione, con una opening night che ci si augura possa restare tale.
Inaugurato a inizio ‘900, ha conosciuto fasti e periodi bui, riuscendo però sempre a rialzarsi e riprendersi il suo posto sotto il sole. Indissolubilmente legato alla personalità e, adesso, alla memoria del grande Gigi Proietti, ospita attualmente sul suo palco le selezioni per la Brancaccio Music Academy, mentre dal 1 al 17 ottobre sarà la volta di Enrico Brignano, dal 20 ottobre, a strascico di un anno dedicato al sommo poeta, la Divina Commedia Opera Musical per la regia di Andrea Ortis e, a dicembre, il concerto di Francesco Renga.
- Il Teatro Ambra Jovinelli
Teatro di Roma destinato principalmente alle rappresentazioni di teatro comico, l’Ambra Jovinelli è costruito in stile liberty e inaugurato nel 1909. Durante gli anni ’40 e ’50 la sua natura è stata pesantemente modificata ed è diventato scena di incontri di pugilato, trasformandosi in palazzetto dello sport, mentre negli anni ’80 diventò un cinema-varietà, prima di essere quasi distrutto per un incendio. Dopo tante peripezie, il Jovinelli a inizio millennio è stato ristrutturato e ammodernato, nonché dotato di impianti tecnologici di ultima generazione per ospitare sia produzioni di teatro sia televisive.
Dopo una lunga e forzata chiusura causa coronavirus, pare sia sul punto di riaprire i battenti, anche se sul loro sito non sono ancora aggiornati gli spettacoli in calendario.
Certo, con tutti i teatri presenti a Roma, l’elenco di questi soli cinque non può che lasciare l’acquolina in bocca e la voglia di saperne di più, ma per ora il seguito sarà per un’eventuale prossima puntata.
Ciò che si può fare, fin da subito, per evitare che i numerosi teatri romani spariscano uno dopo l’altro, è riversarsi il prima possibile e il più spesso che si può ad assistere ai loro spettacoli, nelle loro sale. Che le scorpacciate sul divano a vedere Netflix &co è un anno e mezzo che le facciamo, possiamo pure farne a meno per un po’.
Scrivo da sempre. Da quando ancora non sapevo farlo, e scrivevo segni magici sulle tende di mia nonna, che non sembrava particolarmente apprezzare. Da quando mio nonno mi faceva sedere con lui sul lettone, per insegnarmi a decifrare quei segni magici, e intanto recitava le parole scritte da altri, e a me sembravano suoni incantati, misteriosi custodi di segreti affascinanti e impenetrabili, che forse, un giorno lontano, sarei riuscita a comprendere e che, per il momento, mi limitavo ad assaporare sognante. Sogno ancora, tantissimo, e nel frattempo scrivo. Più che posso, ogni volta che posso, su ogni cosa mi appassioni, mi incuriosisca o, più semplicemente, mi venga incontro, magari suggerita da altri.
Scrivo per Hermes Magazine e per altri siti, su vari argomenti, genericamente raggruppabili sotto il termine di “cultura“. Scrivo anche racconti, favole, un blog che piano piano prende forma, un libro che l’ha presa da un po’ e mi è servito a continuare a ridere anche quando tutti intorno a me sembravano impazzire (lo trovate ancora su Amazon, mai fosse vogliate darmi una mano a non smettere di sognare).
Scrivo perché vorrei vivere facendolo ma scriverò sempre perché non riesco a vivere senza farlo.
Scrivo perché, come da bambina, sono affascinata dal potere di questi segni magici che si trasformano in immagini, in pensieri, in storie. E, come da bambina, sogno di possedere quella magia che permette loro di prendere vita dentro la testa e nell’immaginazione di chi li legge.