Itzurza

La patria di Itzurza

Fonte foto:  ©2021 Alessio Vagaggini.

Il contesto

Itzurza fa parte dell’ETA. Diciamolo subito.

Nata nel 1958 come associazione studentesca clandestina, il suo scopo era il sostenimento dell’indipendenza del popolo basco (la Guascogna). L’ETA, Euskadi Ta Askatasuna, termine basco per Paese basco e libertà, diventa dopo appena due anni un’organizzazione armata terroristica basco-nazionalista separatista d’ispirazione marxista-leninista. Tale sarebbe rimasta fino al 2011, quando interrompe la lotta armata proseguendo però l’attività politica. Nel 2018, infine, sarebbe stata definitivamente sciolta.

La situazione

Il questo frangente storico l’ETA è stata responsabile della morte di oltre 800 persone. Ed è proprio da una di esse che prende inizio la nostra storia.

Un uomo è morto.

Qualcuno è colpevole.

Qualcun altro si prenderà la colpa, con tutto ciò che ne consegue.

Le persone per cui espia la colpa tuttavia non la vedono annullata, ma anzi moltiplicata. Assieme a pensieri di tempi trascorsi, a contesto di società che cambia attorno a noi senza che ciò comporti variazioni in certi cuori. Una vita stroncata per una rabbia verso una Europa forse male architettata che non si attenua e una situazione figlia di un tempo che non è più e che probabilmente mai ha avuto davvero ragione d’esistere.

E altro

Dietro a tutto ciò, prende vita la storia di un paese in rapida evoluzione: forse troppo. Una Spagna nella quale il franchismo era già decaduto ma era anche ancora vivo nella vita politica e sociale. Un paese fortemente legato a valori e tradizioni antiche ma cui si chiedeva di entrare in una modernità che non gli era propria o verso la quale ancora semplicemente non era pronto.

Dietro a tutto ciò, una centrale nucleare.

Dietro a tutto ciò, la storia di quattro donne incredibilmente diverse tra loro. Eppure così vicine.

Itzurza

 La patria di Itzurza, ©2021 Chance Edizioni.

La patria di Itzurza

Itzurza è una di esse. Una che come la sua patria vive un periodo di evoluzione e drastici cambiamenti, tanto da non riuscire sempre a cogliere i contorni della sua identità. Combatte le sue guerre, Itzurza. Per i suoi ideali politici ma anche umani, e d’indipendenza in entrambe le direzioni. E soprattutto, anche se impiegherà tanto a comprenderlo, per scoprire e ritrovare la capacità di sentirsi amata e anche donna.

Proprio questo modo d’essere della ragazza la mette in contatto con le altre donne della storia. In particolar modo con Clara, che la costringerà a guardarsi dentro (ma vale per entrambe, attenzione!) fino a riconoscere le sue fragilità e amarezze. A riscoprirsi umana. Clara e Itzurza sono profondamente e involontariamente legate. Colpevoli e vittime degli stessi giudizi che le avevano affossate e comunque costrette a vivere con ciò che è stato.

Una con la colpa, l’altra con il dolore. Entrambe con la rassegnazione.

E le altre

Questo legame si estende però anche a Elena e Maria, sebbene con manifestazioni estremamente lontane. Da un lato una guerriera che deve comprendere per cosa vale la pena combattere. Dall’altra, una famiglia distrutta che ha perso la sua unità da molto, molto tempo. guerriere che hanno perso le loro battaglie da tempo; con la sorpresa che forse qualcuna di esse ha comunque vinto una guerra. Personale. 

In tutte loro, tuttavia, sarà la sfida a guardarsi con occhi diversi a far loro capire che sarà il deporre le armi e perdonarsi l’unica possibilità di continuare a vivere.

Il libro

La patria di Itzurza è in libreria dal 6 settembre per Chance edizioni, collana Scrittura Spontanea.

L’autore, Alessio Vagaggini, aretino classe 1991, scrive una storia che è un omaggio a un paese (che pure abbiamo già trattato letterariamente), verso il quale ha sempre provato un’attrazione particolare; sia per le vicende politiche, sia per il fascino di una cultura simile ma al contempo molto diversa dalla nostra.

Le rivendicazioni della periferia contro il centro, la transizione verso la democrazia dopo decenni di Franchismo, il nuovo ruolo della donna in una società estremamente maschilista assumono qui una carica emotiva che si manifesta attraverso la centralità dell’universo femminile. Vagaggini non giudica mai ma osserva, tracciando un senso dell’esistenza proveniente da una indagine profonda della natura umana.

Nonostante l’argomento e il periodo ben preciso questa è una storia universale. Che con precisi salti temporali (anche particolarmente estesi) trova il senso di ogni azione esattamente dove serve.

Non c’è tipologia di lettore che non possa riconoscersi in questa scrittura.