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Sapevate che in provincia di Pavia, più precisamente a Mortara, esiste un insaccato pieno di cultura e storia? Si tratta del salame d’oca, è un piatto ecumeniico ed è persino riconosciuto a livello mondiale. Se volete saperne di più, andate avanti a leggere questo articolo e lo scoprirete!
Le cronache della città di Mortara riportano la presenza di allevamenti di oche, e quindi del salame, già dal 1780, ma il prodotto iniziò ad essere diffuso e venduto verso i primi del ‘900. Già nel 1916 il Maestro salumiere Carlo Orlandini, durante la Seconda Esposizione Internazionale di Parigi, fece conoscere per la prima volta il salame d’oca anche al di fuori della Lomellina. Una scelta molto saggia la sua, in quanto l’insaccato non solo venne apprezzato, ma ricevette anche il suo primo riconoscimento ufficiale. Dovette invece aspettare il 2004 per essere riconosciuto come prodotto di Indicazione Geografica Protetta e comparire nell’elenco dei prodotti DOP, IGP e STG.
Ma com’è nato il salame d’oca?
In origine, l’idea fu delle famiglie ebraiche che si stabilirino in Lomellina. Furono infatti loro i primi a chiedere ai salumieri locali di produrre salame e ciccioli d’oca, in quanto la religione ebraica proibisce il consumo di carne di maiale. Successivamente, per esigenze di tradizioni locali e per soddisfare anche i cittadini non ebrei, si iniziarono ad aggiungere alla carne d’oca anche le parti magre e grasse del maiale, creando così il caratteristico sapore unico ed irripetibile. Non si tratta quindi di sola carne d’oca tritata, ma anche di suino: una volta amalgamate in maniera omoegenea, vengono condite con sale marino, pepe e vari aromi naturali.
Non solo un salume, ma anche una Sagra
Grazie alla popolarità di questo insaccato, a Mortara l’ultima domenica di ogni settembre si celebra la tanto attesa Sagra del Salame d’Oca, una manifestazione che comprende molti eventi che richiamano il folklore e la tradizione della Lomellina.
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Sono quella che in prima elementare si annoiava mentre la maestra spiegava le lettere dell’alfabeto ai suoi compagni di classe, perché le conosceva già da almeno un anno. Sin da quei tempi, durante i temi in classe sarei stata capace di riempire con pensieri e parole dieci fogli protocollo. Scrivere per me è un’esigenza, la mia costante, una delle poche cose che mi fanno realmente sentire giusta in questo mondo, insieme alla gentilezza e ai miei sorrisi. Trentatré anni, diplomata come tecnico dei servizi sociali e qualificata assistente di studio odontoiatrico, ho cambiato diverse volte strada, ma il bisogno di scrivere mi ha sempre seguito come se fosse la mia ombra.