Un dolce antico, risalente all’età altomedioevale. Forse, secondo alcune fonti, ancora più antico: qualcuno parla dell’ultima fase dell’impero romano.
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La ricetta, con poche varianti è diffusa tra le province liguri, toscane, lunigiane ed emiliane e se ne trovano già tracce in documenti della Abazia di San Colombano, fondata nel 614, incastonata nella suggestiva cornice dell’abitato di Bobbio, perla medioevale sorta subito dietro l’Appennino tosco-emiliano. Un importante centro religioso, istituito appunto dal santo irlandese che sin dall’epoca longobarda costituiva il fulcro amministrativo di un’ampia zona dell’Italia settentrionale.
La Spongata o Spungata è una torta invernale, molto calorica nella quale all’interno di due sfoglie di fine pasta dolce, simile alla pasta brisèe: farina amalgamata con vino bianco e un pizzico di vaniglia, viene composto un impasto di miele, pan grattato e amaretti, noci, mandorle, pinoli, uvetta, mele, scorza di cedro e spezie.
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Cotta in forno viene poi, una volta raffreddata, spolverata con lo zucchero a velo.
Il risultato è una squisita, croccante ed evidentemente energetica torta che oltre a deliziare il palato, reintegra le energie di cui il corpo ha bisogno nella stagione fredda.
Già Carlo Magno la raccomandava
Nel Concilio di Francoforte del 794 l’imperatore Carlo Magno emanò un editto con il quale imponeva ai monasteri nel territorio dell’impero di offrire ai pellegrini e visitatori del periodo natalizio “unam tortam opain d’hostelage”. A quel tempo anche il monastero di Bobbio faceva parte dei possedimenti longobardi sottostanti le regole imperiali ed è molto probabile che la ricchezza di risorse naturali del luogo quali frutta secca e miele, abbia visto la spongata come naturale elemento di ristoro per i viandanti dell’epoca.
Un dolce molto apprezzato anche da Verdi
È noto che Giuseppe Verdi, originario di Busseto, in Emilia, oltre a essere il meraviglioso compositore che tutti noi conosciamo, era anche un estimatore della buona cucina e apprezzasse molto la ricetta bussetana della spongata che, peraltro ha doverosamente ricevuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, assieme ad altre località toscane e liguri, il riconoscimento come prodotto tipico.
Dopo aver seguito studi artistici si interessa appassionatamente ad approfondire i meccanismi e l’evolversi della storia dell’arte contemporanea.
Proprio in qualità di critico d’arte e corrispondente, negli anni ’80 e ’90, ha firmato saggi e recensioni per alcuni dei maggiori periodici del settore, tra i quali: Terzoocchio delle edizioni Bora di Bologna, Flash Art di Milano Julier di Trieste ed il genovese ExArte .
Inoltre affiancherà attivamente come consulente la famosa galleria d’Arte avanguardistica Fluxia durante tutto il periodo della sua esistenza.
Ha partecipato all’organizzazione di numerosi eventi, tra i quali l’anniversario del centenario dell’Istituto d’Arte di Chiavari e la commemorazione del trentennale della morte del poeta Camillo Sbarbaro a S. Margherita L.
Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo: “La strana faccenda di via Beatrice D’Este”, un giallo fantasioso e “intimista”.
Nel 2018 pubblica il fantasy storico “Tiwanaku La Leggenda” ispirato alla storia ed alle leggende delle Ande pre-incaiche.
Attualmente collabora con alcuni blog e riviste on-line come “Chili di libri, “Accademia della scrittura”,
“Emozioni imperfette”, “L’artefatto”,” Read il magazine” e “Hermes Magazine” occupandosi ancora di critica d’arte e di recensioni letterarie.