Il teatro e la rivoluzione delle avanguardie negli anni Sessanta

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Gli anni a cavallo fra il 1960 e il 1970 del teatro italiano sono stati caratterizzati dall’affermazione delle avanguardie. Si tratta di un periodo di fermento e di grandi cambiamenti. Ecco perché per rivolgersi a questa nuova e sperimentale tipologia di approccio alla sceneggiatura e all’utilizzo dello spazio sul palco, viene coniato il termine nuovo teatro.

La novità più incisiva, che oggi per noi è parte fondamentale dalla rappresenta teatrale, è il linguaggio del corpo. Quest’ultimo entra piano nella scena fino ad ottenere un ruolo centrale per molteplici fattori. Il primo è sicuramente dettato dal fatto che negli stessi anni si sviluppa la body art ed il concetto di rappresentazione artistica attraverso la performance. Questo sdogana buona parte dei tabù legati al corpo e ne permette una nuova visione in ogni campo artistico. Il secondo fattore decisivo è il recente ingresso della televisione come nuovo mezzo di intrattenimento.

Pro e contro dell’egemonia televisiva

Se da una parte il teatro si trova a dover competere con una nuova forma di intrattenimento a basso costo per il fruitore, dall’altra parte per gli attori teatrali si apre una nuova porta con tanto di tappeto rosso steso. Questo perché la qualità e la ventata d’aria fresca che portano nel teatro le avanguardie, rendono gli attori teatrali fra i più papabili anche per cinema e TV.

Inoltre la televisione inizia ad arginare il divario fra i vari livelli culturali della popolazione sul territorio portando, nel medio lungo periodo, ad interessarsi anche se in modo molto marginale persone che prima ne erano del tutto disinteressate.

Carmelo Bene

Come in ogni rivoluzione artistica che si rispetti, in questi anni si affermano nomi importanti che oltre a trarre notorietà dal momento continuano ad aiutare il teatro a crescere. Ci sono svariate personalità poliedriche e molto forti ma è indubbio che fra queste, quando si parla di neoavanguardia teatrale il protagonista indiscusso rimane Carmelo Bene.

Non solo attore ma anche: drammaturgo, regista, scrittore, poeta, filosofo. Per poter riassumere questo personaggio mi basta riportare queste parole che vengono spese da Marco Giusti per congetturare su di lui nel 1966: “Un giovanotto magro, nervoso, spiritato, venuto dalle Puglie per inventare a Roma un suo personalissimo teatro. Si chiama Carmelo Bene. Non ha ancora trent’anni. Ha già scritto un romanzo Nostra Signora dei Turchi Ha diretto come attore, autore, regista, una decina di spettacoli. Dieci spettacoli, dieci polemiche clamorose. È un istrione? Oppure: è un genio? È un mistificatore? Su questi giudizi il pubblico e la critica si danno battaglia”.

Scuole di recitazione

Abbiamo citato un solo nome ma ci sono un gran numero di attori che credono nel teatro e nella recitazione non come mero mezzo di intrattenimento. Nascono così le scuole di recitazione all’interno dei teatri. Fra queste spicca la scuola di recitazione del Teatro Duse di Genova che prende vita nel 1964 e deve molto della sua riuscita e della sua grandezza ad Anna Laura Messeri e Mina Mezzadri.

Un teatro di ricerca che si sviluppa sulle basi solide della formazione tradizionale per spostare sia l’attore che il fruitore dalla propria comfort zone.

E così che grandi personalità come quelle già citate e come: Sarah Ferrati, Tino Carraro, Vittorio Gassman, Salvo Randone, Valeria Moriconi, Leo de Berardinis, Eduardo De Filippo, Rossella Or e molti altri.

Ci hanno portato ad avere, oltre ad attori di talento, un teatro di alto livello.


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