Mentre invece si dice?
Si dice che quando passo da te e invece eri fuori capita di trovare appassionati linguisti pronti a linciarti perché, indovina, invece c’eri. MA PERÒ sbagliano.
Si dice che quando passo da te e invece eri fuori capita di trovare appassionati linguisti pronti a linciarti perché, indovina, invece c’eri. MA PERÒ sbagliano.
Si dice, sì, questo “a gratis”, ahimé. Si dice e si usa da almeno un secolo e mezzo, purtroppo. Che sia corretto, invece, è tutto un altro paio di maniche…
Si dice, sì, ma come si mette l’accento? Come si pronuncia quella benedetta lettera e? Come mai così tanti sbagliano persino il nome della città in cui vivono?
Non possiamo fingere di non vederle. Là fuori è pieno di insegne a siffatta maniera. Lo sappiamo, le vediamo ogni giorno. Ma d’asporto si dice o non si dice?
Si dice a me mi, a te ti…e addirittura a lui CI. Se ne sentono davvero di tutti i colori. Ma al di là di quel che si sente, cos’è che si può veramente dire?
Si dice che quella piccola, fastidiosa, comoda, bellissima letterina aggiunta dopo le vocali non si possa, e anzi, non si debba più usare. Ma chi l’ha detto?
Si dice, si dice. Ci vediamo settimana prossima…cosa? Tutti i motivi per cui si arriva ad esprimersi con castronerie che non permettono nemmeno di capirsi.
Si dice sì, si dice no. Ognuno ha la sua idea e cita regole su regole. Ma parliamoci chiaro: la grammatica è fine a se stessa? Quanti tipi di presente esistono?
Si dice? Il segreto di una delle espressioni più usate, e grammaticalmente scorrette, eppure funzionali, dell’italiano? Cos’ha che manca alla versione corretta?
Si dice che sapere dove collocare temporalmente le cose che raccontiamo, epocali o minime che siano, un minimo di importanza nella comprensibilità ce l’abbia.