Il Palazzo Braschi di Roma ospita la mostra “La Secessione” e l’Italia di Gustav Klimt. A 110 anni dalla partecipazione all’Esposizione Internazionale d’Arte di Roma del 1911, Gustav Klimt torna in Italia.
Klimt e gli artisti della sua cerchia sono rappresentati da duecento opere, tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture, fornite dal Museo del Belvedere di Vienna e dalla Fondazione Klimt, oltre che da collezionisti privati. Inoltre viene esposto un dipinto dal passato criminale: “Ritratto di signora“, trafugato dalla Galleria d’arte moderna Ricci Oddi di Piacenza nel 1997 e ritrovato nel 2019.
Fonte Foto: livejournal.com
Nel 1857 l’imperatore Francesco Giuseppe ordinò la demolizione delle antiche mura di Vienna per circondare il centro città con la Ringstrasse, una strada ricca di giardini, caffè ed edifici lussuosi. Alla costruzione e alla decorazione degli edifici parteciparono l’architetto Otto Wagner e l’artista Gustav Klimt, rappresentanti della Secessione Viennese, fondata nel 1897. Hanno cercato di adattare l’arte agli stili di vita moderni. Wagner scrive: “Tutto ciò che viene creato secondo criteri moderni deve corrispondere a nuovi materiali e alle esigenze del presente”.
La vita culturale di Vienna in questo periodo era in gran fermento. Sulla scena musicale, Gustav Mahler diventa direttore dell’Opera di Corte. E mentre Arnold Schoenberg e Alban Berg aprono strade sconosciute nella musica, Sigmund Freud apre le porte all’inconscio.
Gustav Klimt nacque il 14 luglio 1862 nella numerosa famiglia di Ernst Klimt, un orafo, e sua moglie Anna, nata Finster, a Baumgarten, allora un sobborgo di Vienna. Nonostante la situazione finanziaria critica, i genitori di Klimt permisero al figlio Gustav e ad altri due figli, Ernst e Georg, di studiare alla Scuola di Arti e Mestieri di Vienna.
Il paese che Klimt visitò più spesso fu l’Italia. Si recò a Trieste, Venezia, Firenze, Pisa, Ravenna, dove si interessò ai mosaici bizantini, a Roma e al Lago di Garda, che lo ispirarono nella creazione di paesaggi. All’inizio di maggio 1899 visitò con il suo amico artista Carl Moll e la sua famiglia in alcune delle città del nord Italia. Grazie alle cartoline che Klimt inviava quasi ogni giorno a Emily Flöge a Vienna, si può tracciare il percorso dei suoi viaggi.
Il pezzo forte della mostra – il “Ritratto di donna” appena scoperto! Il pittore realizzò questo quadro alla fine della propria carriera, fu uno degli ultimi. L’artista infuse tutta la propria abilità nell’opera. Il dipinto fu acquistato dal collezionista Giuseppe Ricci Oddi nel 1925 e da allora fu conservato nella Galleria Ricci Oddi nella città italiana di Piacenza. Il 22 febbraio 1997 la tela di Klimt fu rubata dalla galleria. Il dipinto riapparve ventitré anni dopo. Il 10 dicembre 2019 sono stati eseguiti i lavori di sistemazione del muro esterno del Museo di Piacenza. Qui, in un piccolo scompartimento, chiuso da una porta senza serratura, trovarono un sacchetto di plastica, all’interno del quale giaceva una tela: era il “Ritratto di donna” di Klimt.
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Questo lavoro di Klimt è pieno di sorprese. Pochi mesi prima del suo misterioso rapimento, la studentessa d’arte diciottenne Claudia Maga fece una scoperta inaspettata. Studiando le opere del pittore austriaco, giunse alla conclusione che il “Ritratto di donna” ricorda molto un’altra tela di Klimt. Purtroppo il secondo dipinto era considerato perduto, ma la sua riproduzione è stata conservata. Raffigurava una giovane ragazza, l’amante dell’artista, morta precocemente. Claudia ha attirato l’attenzione sulla somiglianza delle pose e delle figure delle ragazze di entrambi i dipinti. Gli storici dell’arte hanno condotto un esperimento: hanno ingrandito le immagini e le hanno sovrapposte l’una sull’altra: i contorni generali delle figure si sono rivelati quasi identici.
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Si è scoperto che Klimt ha dipinto un ritratto sopra un ritratto già dipinto in precedenza, raffigurante una giovane donna simile, ma vestita e pettinata in un modo completamente diverso.
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Sandra Tretter, vicedirettore del Vienna Gustav Klimt Fondazione, afferma:
“Klimt ha viaggiato un po’, ma ha amato l’Italia. È stato il paese che lo ha ispirato. I mosaici di Ravenna e di Venezia si riflettono in molte delle opere di Klimt. Ad esempio, nei fregi dorati delle stanze del Palazzo Stoclet a Bruxelles. L’oro sembra scorrere nel suo famoso dipinto Giuditta e Oloferne.”
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In una delle sale si trova il famoso fregio di Beethoven, montato su tre pareti. Il pezzo gigantesco – 34 metri di lunghezza e due di altezza – è l’omaggio di Klimt al compositore e alla sua Nona Sinfonia. Accanto alle ultime opere dell’artista. Gustav Klimt morì all’età di 55 anni di polmonite senza completare parte dei lavori. “La sposa” è un’enorme tela, iniziata dall’artista nel 1918. È l’incarnazione delle idee della Secessione di Vienna, un’associazione creativa creata da Klimt.
Tiziano Mercurio, giornalista d’arte e storico dell’arte spiega:
“La Secessione di Vienna, fondata da Klimt alla fine del XIX secolo, divenne un nuovo movimento nell’arte. Questo movimento violò le regole tradizionali. Rifiutò l’accademismo e lo storicismo”.
Oltre alle opere di Gustav Klimt, l’esposizione comprende opere di suoi contemporanei, ad esempio Franz von Matsch, nonché membri dell’associazione della Secessione di Vienna. La mostra dà un’idea dell’influenza che Klimt ebbe sugli artisti italiani a cavallo tra XIX e XX secolo.
La mostra resterà aperta fino al 27 marzo 2022.
- Nata a Mosca, nel 2011 trasferita in Italia. Mezzasangue, come Volan de Mort.
- Scrittrice fantasy, libri per bambini
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- “Un genio, miliardario, playboy, filantropo” (c) Tony Stark