La panetteria italiana è un fiore all’occhiello della nostra amata nazione e il pane in ogni regione d’Italia, occupa un posto di rilievo non indifferente, come vera e propria tradizione. Al sud il pane è un alimento molto più richiesto che al nord e le varietà prodotte con ricette secolari sono ancora attuali ma, in Puglia e precisamente ad Altamura, ridente città di circa 70.000 abitanti in provincia di Bari, viene panificato il pane più buono d’Italia e recentemente riconosciuto un’eccellenza e quindi premiato con il marchio D.O.P. (denominazione di origine protetta).
Storia del pane di Altamura
Nella tradizione pugliese il pane è sempre stato un elemento importante e veniva prodotto dalle donne in casa, per essere successivamente cotto in forni pubblici. Siccome il pane era un alimento che serviva molto a contadini e pastori, veniva panificato facendo molta attenzione alla durevolezza, in modo tale che potesse durare il più possibile nel tempo, senza rinunciare al sapore e alla fragranza. I primi ritrovamenti del pane di Altamura risalgono al 37 a.C. e questo fa pensare a quanto questo pane sia stato tramandato di generazione in generazione, fino ad arrivare ai giorni nostri con lo stesso gusto e la stessa ricetta.
Il pane di Altamura oggi
Dopo aver ottenuto il riconoscimento D.O.P., la qualità di questo meraviglioso pane è garantita dal Consorzio di Tutela che vigila, affinché il pane di Altamura venga prodotto seguendo rigorosi processi e con prodotti selezionati di elevata qualità. La ricetta originale infatti, prevede l’impiego di farina rimacinata di semola di grano duro rigorosamente di Altamura o delle zone limitrofe, così come lo richiede appunto la tradizione in primis e successivamente il disciplinare di produzione, con l’aggiunta di lievito madre, acqua e sale. Ancora oggi viene cotto nei forni a legna o in pietra e viene prodotto in due forme:
- La prima denominata localmente U Sckuanéte
- La seconda denominata localmente A cappide del padre de Simone
Il primo tipo ha una forma alta e “accavallata” mentre, il secondo tipo ha una forma più bassa ma, entrambi i pani vengono cotti con legna di faggio o in alternativa di castagno, seguendo in modo rigoroso la tradizione pugliese.
Un pane da assaggiare assolutamente e “sposarlo” con tutti i cibi e grazie alla sua bontà e alla sua fragranza non si può fare a meno di consumarlo in ogni pasto, insomma una delizia da non farsi mancare assolutamente.
Mi chiamo Gimigliano Francesco e faccio con passione il Seo copywriter e l’articolista su Hermes Magazine. Amo scrivere di tutto ma prediligo farlo sul food e sul travel attraverso il mio blog: www.copyfoodtravel.com