Domenico Modugno, l’icona italiana

Domenico Modugno. Un artista e un “performer” diremmo oggi, un musicista completo che scriveva, cantava e suonava la chitarra. Non solo: è stato anche regista e attore, per poi prendere anche una parte importante della scena politica italiana degli anni ’80. Scopriamo insieme il percorso di vita e la carriera di uno dei big della musica italiana.

La sua storia

Domenico Modugno nasce il 9 gennaio 1928 nel comune di Polignano a Mare, un incantevole paesino dalle case bianche nella provincia di Bari, che si arrocca sulle coste dell’Adriatico. Con questa splendida ambientazione, inizia a suonare la chitarra a 7 anni grazie al padre (poliziotto), che nel tempo libero suonava per passione, il quale gli insegna anche lo strumento della fisarmonica.

Stanco della vita di paese che iniziava a stargli stretta, circa ventenne, parte per il nord Italia; si trasferisce a Torino, dove trova dei lavoretti per pagarsi le spese, come cameriere e aiuto gommista. Cambia città e vive per un periodo a Bologna, dove svolge il servizio militare. Forte di nuove esperienze e della sua consolidata abilità con la fisarmonica, torna in Puglia dove acquisisce la fama di “sciupafemmine” per le serenate che usava fare per conquistare le ragazze.

In questo breve soggiorno al “paesiell” si avvicina al teatro, che approfondirà poi nella capitale, anche culturale, in cui tutte le arti prendono forma: Roma, la città eterna. Qui “Mimì” si innamora dell’aspirante attrice siciliana Franca Gandolfi, che sposerà poi nel 1955 e con la quale avrà 3 figli.

Inizia a farsi conoscere con alcuni spettacoli, partecipando poi anche ad un programma radiofonico, grazie al quale Frank Sinatra, si interessa alle note di “Ninna Nanna”, cantata in dialetto pugliese (così come tante altre canzoni di Domenico). Siamo negli anni ’50 e Modugno, dopo aver superato la morte del padre, stringe importanti accordi con la casa discografica RCA, sotto la quale pubblica la canzone dall’atmosfera misteriosa “Vecchio frac”.

Inizia a partecipare al Festival di Sanremo, dove le sue canzoni raggiungono tutta Italia. Ma è nell’edizione del 1958 che c’è la svolta: vince con l’intramontabile “Nel Blu dipinto di Blu” – conosciuta anche come “Volare”. Il successo del brano è così grande all’estero che viene tradotto in moltissime lingue.

Abbraccio di "Mimmo" alla sua città natale

Da quel momento, le sue canzoni verranno ascoltate negli Stati Uniti quasi più che in Italia, la sua carriera aveva spiccato il volo e ogni nuovo brano registrava un successo assicurato. Gli anni ’60 e ’70 sono l’apice del suo percorso artistico. Prende parte ad alcune commedie di autori famosi come Pirandello, storie ispirate ad autori come Camilleri e collabora, componendo musica, persino con poeti del calibro di Salvatore Quasimodo e Pasolini. Come attore è presente anche nel cast de “Il giudizio universale” di Vittorio de Sica.

Verso la metà degli anni ’80 purtroppo un evento drammatico segna il rallentamento del suo successo: Modugno viene colpito da un ictus, favorito dal suo pesante vizio del fumo. Rimasto semi-paralizzato per mesi, è costretto a prendere le distanze dal mondo dello spettacolo, e ciò lo fa avvicinare successivamente a quello della politica. Fece parte del Partito Socialista e poi venne eletto come deputato del Partito Radicale.

Rimase colpito infatti dalle idee e dai progetti che stavano a cuore al Partito, e che toccavano da vicino chiaramente anche Modugno. Egli si battè per i diritti delle persone disabili e anche per le norme a tutela degli artisti. Dopo varie attività a sostegno di varie cause, si ritirò nella sua casa di Lampedusa dove morì nell’agosto 1994 a causa di un infarto.

Perchè la sua figura è iconica

Il suo talento ha segnato una carriera da record: 230 canzoni, 45 film, 13 spettacoli teatrali e conduzione/presenza di vari programmi televisivi, nonchè 4 vittorie al Festival di Sanremo. Domenico Modugno era un uomo di mare che amava la vita, ne cantava e la interpretava in tutti i suoi aspetti.

Francobollo con foto di Modugno

I suoi brani sono delle pietre miliari. Li abbiamo ascoltati e imparati anche inconsapevolmente: lui era l’autore di “quella canzone” che si canta in compagnia con la chitarra, oppure al karaoke, perchè “la sanno tutti”. Ci ha lasciato un patrimonio che fa parte di quella “italianità” storica che ci accomuna e ci unisce come popolo.

Grazie per essere stato d’ispirazione per tutti noi. Allora tanti auguri Domenico, che ci guardi da lassù, nel cielo blu dipinto di blu.