Io sono calabrese e, in quanto tale, ho subìto un trauma molto comune tra i meridionali che si trovano per la prima volta in un bar del nord Italia e vogliono fare colazione. Si tratta di un dolce equivoco, accaduto durante l’infanzia, e divenuto negli anni un aneddoto divertente da raccontare agli amici che provengono da altre zone del nostro bel Paese.
Il ricordo risale a una vacanza a Bologna: sono entrata in un caffè del centro accompagnata dai miei genitori e, al momento di ordinare il pasto, ho espresso il desiderio di mangiare un cornetto: la cameriera mi ha guardata perplessa, palesemente in difficoltà e — sebbene fosse chiara la sua volontà di essere gentile e aiutarmi — non riusciva proprio a capirmi. Mi sono sentita a disagio e ho pensato di aver sbagliato. Poi, finalmente, mi ha chiesto:
«Volevi forse intendere “brioche”?» E mi ha sorriso bonariamente.
Vent’anni dopo vorrei risponderle che no, io volevo proprio un cornetto e che il termine utilizzato a quei tempi non era un regionalismo: cornetto, brioche e croissant non sono sinonimi, si tratta di dolci completamente differenti.
Vediamo insieme come distinguerli.
Brioche
La prima ad apparire nelle cucine italiane è stata la Brioche. Nata in Normandia nel XVI secolo, è stata rivisitata più volte. La sua forma è tonda, a volte presenta una pallina sulla cima (il famoso tuppo). Gli ingredienti principali sono: farina, latte, uova e burro. Qui al Sud, oltre che farcita di gelato, la troverete spesso accompagnata alla granita.
Croissant
Nonostante sia molto simile al cornetto, questa preparazione è una prerogativa dei nostri cugini francesi. È famoso per la lunga lievitazione (anche 48 ore) e per l’assenza di uova. Viene utilizzato soprattutto per fare colazione.
Cornetto
Con grande soddisfazione, posso affermare che quando parliamo del dolce a mezzaluna da accompagnare al cappuccino, stiamo alludendo proprio al cornetto. È questo il suo vero nome, e l’uso del termine brioche è sbagliato. Il segreto per un cornetto a regola d’arte è il burro, che dev’essere di estrema qualità. La lavorazione è lunga ed elaborata, ma il risultato finale vale la fatica fatta. Le sue origini sono viennesi e possiamo trovarlo anche ripieno di crema, di cioccolato o di marmellata e addirittura in versione salata (soprattutto per gli aperitivi e gli antipasti), magari accompagnato da una mousse ai formaggi.
Giornalista, lettrice professionista, editor. Ho incanalato la mia passione per la scrittura a scuola e da allora non mi sono più fermata. Ho studiato Scrittura e Giornalismo culturale e, periodicamente, partecipo a corsi di tecnica narrativa per tenermi aggiornata.
Abito in Calabria e la posizione invidiabile di Ardore, il mio paese, mi fa iniziare la giornata con l’ottimismo di chi si ritrova la salsedine tra i capelli tutto l’anno.