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Meduse a tavola? Scienza e cucina stellata si uniscono in un innovativo libro di ricette

A quanti di voi è capitato di fare il bagno terrorizzati, sapendo che potrebbero esserci delle meduse? E a quanti si son rizzati i peli peggio dei gatti leggendo che la loro presenza nei vari mari è sempre più numerosa, a causa dello “sovrasfruttamento delle popolazioni ittiche” (leggi, pesca selvaggia), da una parte, e dell’innalzamento della temperatura dell’acqua combinata all’acidificazione degli oceani, dall’altra?

Bene, la scienza per una volta (o una volta ancora, dipende da quanto la amiate) è corsa in soccorso dei poveri bagnanti indebitamente impauriti dal gelatinoso e ombrelliforme animale marino. Al grido – probabile, ma non accertato – di “Vendetta, tremenda vendetta”, i ricercatori dell’Ispa (Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari) del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) hanno decretato che le meduse si possono mangiare. Come a dire, che siano loro, adesso, a tremar di paura!

Se la notizia vi coglie impreparati e alquanto stupiti, anzichenò, sappiate che in Cina e in vari paesi del Sud-est asiatico le urticanti creature sono la base di piatti tradizionali da più di duemila anni. Le meduse sono inoltre fonte di proteine, povere di calorie e di grassi, ricche di elementi preziosi come proteine, collagene, magnesio e potassio, e per giunta dotate di proprietà antiinfiammatorie e antiossidanti. In pratica, una panacea che vien da rimpiangere di non esser andati loro incontro, invece che di cercare, per tutti questi anni e a tutti i costi di volerle evitare.

Meduse - foto

Fonte foto: Medusa - via nutritioninsight.com

I tempi di attesa per rendere le meduse un “novel food”

Ma, attenzione: se l’elenco dei benefici vi ha convinto al punto da farvi indossare una muta e spingervi baldanzosi alla caccia delle creature di gelatina, fermate gli entusiasmi! Come tutti i novel food – cioè i cibi che non sono stati consumati da un numero significativo di persone in Unione Europea prima del 15 maggio 1997 – ci vuole un po’ di tempo perché ne sia ufficialmente accettato l’uso alimentare nel nostro continente.

Come spiega Antonella Leone, ricercatrice impegnata nel progetto Go Jelly (alzi la mano a chi è venuto in mente “in our belly”) per l’Italia:

“I nuovi ingredienti alimentari, come tutti gli alimenti, non devono essere dannosi per la salute pubblica. Per il consumo e l’immissione sul mercato all’interno dell’Unione di un alimento proveniente da un altro Paese, il regolamento europeo richiede una autorizzazione della Commissione Europea e l’opinione favorevole dell’EFSA(Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare). Per garantire la sicurezza alimentare, risultano dunque necessari diversi passaggi di valutazione”.

In particolare, nei confronti delle meduse, le maggiori difficoltà sono relative a due aspetti: la neutralizzazione del veleno e il processo di lavorazione. Nel primo caso, si è ovviato con un trattamento termico di una specie non eccessivamente urticante; nel secondo, si sta lavorando a trovare una modalità differente da quella utilizzata in Asia, dove la troppa presenza di residui di alluminio nel prodotto finito risulta potenzialmente neurotossica e non accettabile dalla regolamentazione europea.

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Meduse con noodles e salsa di sesamo - via touringclub.it

Il libro di ricette “European Jellyfish CookBook”

Se andare a procurarsele di persona era forse avventato, iniziare a farsi gli occhi e ad abituare – virtualmente – il palato a questo cibo del nostro prossimo futuro non è un’idea malvagia.

Per iniziare, potreste sfogliare le ricette del libro edito da Cnr Edizioni e curato dalla già citata dottoressa Antonella Leone, dal titolo “European Jellyfish CookBook, Prime ricette a base di meduse in stile occidentale”.

Chef stellati di prim’ordine si sono avvicendati per dare sfogo alla creatività e immaginare dei piatti appetitosi a base di quest’insolito ingrediente. Si passa dal “Carpaccio di medusa” del salernitano Gennaro Esposito (due stelle Michelin), alle “Meduse con noodles e Salsa di sesamo” proposte da Kit Mak, celebrità culinaria di Honk Kong. O ancora, la “Zuppa di medusa mediterranea” del leccese Fabiano Viva alla “Medusa Marinata viola e oro” di un altro esimio chef stellato, Pasquale Palamaro.

Segreto delle varie preparazioni: disfarsi dei tentacoli, che contengono il veleno urticante, e utilizzare soltanto il “cappello”, del tutto innocuo.

Se vi va di cimentarvi, dopo un’estemporanea caccia alle meduse, oppure semplicemente vi incuriosisce saperne di più, il libro in questione è consultabile gratuitamente in doppia lingua – italiano e inglese – come flipbook – basta cliccare sul link (immaginatevi che ve lo stia suggerendo sottovoce).

 

Insomma, medusa avvisata, mezza salvata: che stiano attente d’ora innanzi a venirci addosso al mare, che niente niente le prendiamo e le mangiamo in insalata!